I Certificati sono strumenti finanziari sempre più utilizzati all’interno dei portafogli.
I Certificati, o Certificates all’inglese, hanno il pregio di essere flessibili e consentono di perfezionare varie strategie di investimento.
Possono essere collocati attraverso un canale primario (bancario ad esempio), ma possono essere scambiati anche su listini come Piazza Affari (il cosiddetto secondario) e altre piattaforme di negoziazione. I certificati si dividono in 4 categorie:
- capitale protetto;
- capitale condizionatamente protetto;
- a leva
- capitale non protetto
Il loro utilizzo è aumentato notevolmente negli ultimi anni, passando da 2,4 miliardi di euro nel 2018 ai 3,6 miliardi nel 2020.
Il Sole 24 Ore ha dedicato ai Certificati l’ultimo numero di Plus 24, dando voce a chi utilizza questi strumenti nella consulenza finanziaria.
Sono stato intervistato anch’io, essendo uno dei pionieri della consulenza finanziaria indipendente in Italia.
Utilizzo da anni i Certificates nel mio servizio di consulenza, ma solo relativamente alle prime due categorie, in quanto non ne faccio un uso speculativo. In passato ho dedicato vari articoli a questi strumenti finanziari.
Rispondono a varie finalità: dalla gestione della liquidità, alla copertura dei portafogli. Tuttavia è opportuno evidenziare che si tratta di strumenti complessi che i piccoli investitori devono maneggiare con cura con l’aiuto di consulenti esperti.
Per banche e reti di distribuzione i Certificati costituiscono un’ottima fonte di reddito, in quanto li collocano in emissione, ossia in fase di collocamento, quando garantiscono l’incasso immediato di commissioni, cosiddette upfront, nell’ordine del 3-5%. Qualche anno fa ho visto una banca, molto nota per il marketing incessante, che applicava addirittura una commissione del 10%. E’ evidente che in questi casi è impensabile guadagnare!
Quasi mai dunque i Certificati vanno acquistati durante il collocamento, ma solo successivamente sul mercato secondario.
Chi, come me, fa il consulente finanziario indipendente utilizza i Certificates per tre motivi principali:
- le allettanti cedole (coupon) in un prolungato contesto di tassi ai minimi;
- la possibilità di recuperare le minusvalenze;
- la protezione che offrono alcune tipologie di Certificati
Compensare le minusvalenze fiscali è la motivazione più importante che spinge ad acquistarli.
Chi deve recuperate perdite realizzate in passato (minusvalenze) ha tempo l’anno in cui si verificano e i quattro anni successivi. I Certificati rispondono perfettamente all’esigenza di ottimizzazione fiscale, in quanto distribuiscono coupon periodici che consentono di recuperare le minusvalenze. Attento però, perché non tutte le banche trattano le minusvalenze nello stesso modo.
Aldilà della logica fiscale i Certificati sono strumenti interessanti. Ma non sono strumenti per tutte le stagioni.
Nei momenti in cui la volatilità è bassa è meglio lasciar perdere i Certificates. Il momento migliore per acquistarli è subito dopo un forte calo dei mercati, come nel marzo dell’anno scorso. In quei momenti è possibile fare dei veri affari e quei certificati oggi stanno dando grandi soddisfazioni. Per massima trasparenza allego un esempio…
Consiglio di evitare i certificati a leva che possono moltiplicare a dismisura le perdite.
In conclusione, ritengo che inserire una quota di Certificates sino al 15-20% del portafoglio possa portare benefici in termini di diversificazione. Ma ribadisco che se non hai buone conoscenze finanziarie è meglio evitare il fai da te. Rivolgiti ad un professionista esperto e competente in materia che possa effettuare una pianificazione finanziaria adeguata ai tuoi obiettivi finanziari.
Se sei interessato ad approfondire questo argomento ti invito a contattarmi.
Fabrizio Taccuso