Il caso Cipro sta travolgendo l’Eurozona e terrorizza i mercati.
La crisi che sta vivendo la zona Euro, ha coinvolto anche Cipro dopo Grecia, Spagna, Portogallo ed Irlanda e sta minando ulteriormente la credibilità dell’Eurozona.
Non si può certo affermare che il Progetto Euro, al contrario di ciò che era stato sbandierato dai politici dell’epoca, abbia portato benessere e prosperità per gli abitanti dei Paesi che vi hanno aderito. Sicuramente ha peggiorato le condizioni di vita di noi italiani e di tutti gli abitanti dei Paesi periferici.
Ciò che fa veramente pensare è che tra le varie soluzioni adottate per risolvere la crisi, sinora non c’è mai stato un denominatore comune. Non è affatto scontato che l’Italia rimanga immune da questo contagio, considerando la miopia e scarsissima lungimiranza della nostra classe politica (di tutti gli schieramenti).
Quindi ogni investitore italiano dovrebbe fare serie riflessioni su come preservare i propri capitali in un contesto tanto difficile e problematico.
Nel caso Cipro la soluzione è stata quella di colpire i correntisti della Bank of Cyprus con depositi superiori ai 100 mila euro. Le perdite potrebbero raggiungere l’incredibile cifra del 60%. I depositi verranno convertiti forzosamente in azioni della banca (con una perdita secca del 37,5%). E non verranno remunerati in termini di interessi (fattore che potrebbe cumulare un altro 22,5% in termini di perdita di valore).
La ristrutturazione del sistema bancario cipriota coinvolgerà altre banche del Paese. Il ministro delle finanze tedesco Schauble ha affermato che il caso Cipro è unico e non rappresenterà un modello per altri eventuali salvataggi. Ma un articolo di Milano Finanza di questi giorni spiega, invece, che l’Europarlamento intende spingere sul coinvolgimento dei privati in caso di fallimento delle banche europee.
Quindi il modello adottato nel caso Cipro, cioè chiedere ai titolari dei depositi oltre i 100 mila euro di farsi carico delle perdite delle banche europee in difficoltà diventerà il modello a cui far riferimento per una nuova legislazione europea.
In pratica i depositi sotto i 100 mila euro sono protetti. Quelli sopra i 100 mila non sono protetti e dovranno essere trattati come parte del capitale e coinvolti in caso di fallimento.
Cosa fare dunque? Noi di Consulenza Vincente riteniamo che sia fondamentale stare alla larga da banche italiane la cui situazione finanziaria è quanto meno problematica.
I clienti spesso, anche per semplificare le cose, tendono ad essere clienti di un’unica banca, della quale, oltre ad avere una buona giacenza di conto corrente, sottoscrivono anche le obbligazioni, concentrando tutto il rischio su uno stesso soggetto. Sbagliatissimo!
Riteniamo fondamentale ribadire il caposaldo di ogni investitore: diversificare i rischi.
Significa per i più facoltosi aprire rapporti di conto corrente in più banche, mantenendo giacenze di conto non eccessivamente alte sulla singola banca; diversificare gli investimenti in più strumenti finanziari, in modo tale da avere al massimo il 10%, ma meglio sarebbe il 5%, su uno stesso strumento.
E’ opportuna una corretta diversificazione valutaria con investimenti in sicav azionarie ed obbligazionarie di aree extra-euro (franco svizzero, dollari, corone svedesi e norvegesi, paesi emergenti).
Non è ancora il momento di investire in immobili e terreni, meglio starne alla larga!
Crediamo altresi’ che, nel rispetto della legge, sia opportuno prendere in considerazione anche l’opzione di delocalizzare i propri risparmi.
Lo staff di Consulenza Vincente già da tempo ha avviato proficui rapporti di collaborazione con professionisti specializzati nel Trust ed in polizze di Private Insurance di diritto lussemburghese, allo scopo di tutelare al meglio le esigenze di imprenditori e famiglie facoltose.
Siamo a disposizione di tutti coloro che volessero approfondire questi argomenti con incontri personalizzati, per valutare al meglio ogni esigenza e trovare di volta in volta le soluzioni ottimali.
Al contrario di tanti altri siti e blog finanziari che per perseguire esclusivamente i loro interessi predicono sempre sciagure e crisi, noi non vogliamo essere catastrofisti. Tuttavia riteniamo che, al momento, ci siano vari elementi sia di natura finanziaria che geopolitica (vedi Corea del Nord) che ci portano ad essere cauti e difensivi.
Intanto all’orizzonte si profila già la possibile crisi di un altro Paese dell’area Euro, la Slovenia che potrebbe chiedere aiuti alla Troika. I motivi sono lo scoppio della bolla immobiliare e di un sistema bancario fortemente esposto. Le principali banche hanno in pancia circa 7 miliardi di crediti in sofferenza (quasi il 20% del Pil del paese).
Fabrizio Taccuso