Un vero e proprio crollo delle Borse di tutto il mondo ha caratterizzato il mese di Ottobre.
Quali sono i motivi alla base del crollo delle Borse? Proviamo a riassumerle:
- Mercati irrazionali, con valutazioni eccessive nonostante prospettive economiche rosee negli Usa;
- operatori scossi dal Fondo monetario internazionale, che a ridosso della stagione della pubblicazione degli utili delle società ha abbassato per la prima volta da due anni le previsioni di crescita globali;
- preoccupazioni riguardo possibili ulteriore rialzo dei tassi in seguito alla crescita dell’inflazione;
- Settore tech sopravvalutato in termini di rapporto tra prezzi di Borsa e utili previsti.
Con il l rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato Usa, gli investitori si chiedono se sia davvero conveniente avere in portafoglio azioni che sono comunque rischiose a fronte di obbligazioni pubbliche che praticamente non hanno rischio. Il 2018 era già negativo in termini di rendimento, ma ora è diventato addirittura un “annus horribilis” per la maggiori parte dei Portafogli degli investitori.
Come puoi notare dalla tabella sottostante tutti gli indici azionari sono pesantemente negativi, in particolare quelli Europei e la Cina. Il nostro indice principale, il Ftse Mib dopo essere stato il migliore sino a metà maggio, a causa delle note vicende governative e l’allargamento dello spread, ha dapprima azzerato i guadagni e ora perde quasi il 15%.
Desta particolare scalpore l’andamento del mercato americano. In pratica investire negli Usa nel 2018 ha generato ad oggi una performance pari a zero.
Ciò proprio nell’anno in cui la crescita degli utili societari è stata la più elevata di sempre. Ma come è possibile tutto ciò? I mercati hanno la tendenza ad anticipare nei prezzi i trend futuri. Sino al mese di settembre si confidava in una crescita sostenuta dei cosiddetti FAANG (Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google o Alphabet che dir si voglia). Ora tale crescita viene repentinamente messa in discussione e si ipotizzano scenari quanto meno di rallentamento dell’economia, se non addirittura recessivi.
Le cause di tale andamento mondiale sono molteplici:
- timori di un rallentamento della crescita globale;
- tensioni politiche in Europa, Italia in particolare;
- tensioni commerciali tra Usa e Cina legate ai dazi;
- esaurimento degli effetti della politica fiscale;
- fine degli stimoli monetari ed aumento dei tassi di interesse
Ma il 2018 non è un anno difficile solo per l’azionario. Se si guarda le altre asset class, con l’unica eccezione del petrolio e dei titoli di stato americani che beneficiano dell’apprezzamento del dollaro, si fa fatica ad individuare porti sicuri per i propri risparmi. Dopo anni di rendimenti relativamente facili nel 2018 lo scenario è radicalmente mutato ed i portafogli di risparmiatori ed investitori subiranno gravi perdite.
Come comportarsi dunque da qui in avanti nella gestione del proprio patrimonio finanziario?
Bisogna ricordare le regole basi per investire che si possono riassumere sostanzialmente a quattro:
- diversificazione;
- efficienza degli strumenti;
- orizzonte temporale per obiettivi di vita (pianificazione finanziaria);
- avere un bravo consulente finanziario
Sui mercati finanziari vale sempre lo stesso concetto, ad un maggiore rischio corrisponde normalmente maggior rendimento… nel tempo. Il bravo consulente è colui che pianifica il portafoglio dei propri clienti per obiettivi di vita, al fine di diversificare e ridurre i rischi. Qui sotto, a titolo esemplificativo, un esempio di pianificazione finanziaria.
Il concetto di diversificazione si basa sull’assunto di non concentrare il proprio patrimonio finanziario su pochi prodotti, ma suddividerlo su più asset class (azionario, obbligazionario, liquidità, valute, materie prime) su aree geografiche e settori distinti.
L’efficienza dei prodotti sottoscritti è la vera e propria nota dolente per investitori e risparmiatori.
La discesa dei mercati di questi mesi ha messo a nudo tutte le criticità di un sistema finanziario che per anni ha anteposto sistematicamente i propri interessi a quelli degli investitori.
Anni di salita delle Borse hanno mascherato gli abbondanti costi (sino al 4-5% all’anno) insiti nei prodotti collocati da banche e reti di promozione finanziaria in virtù dell’asimmetria informativa. Appena è cambiato il vento è apparsa in tutta la sua evidenza l’inefficienza di tali prodotti. Negli ultimi mesi noi di Consulenza Vincente riceviamo decine di telefonate e mail di lettori che ci richiedono il check up del Portafoglio. Sono molto preoccupati e si lamentano delle ingenti perdite accumulate su prodotti spacciati come sicuri dal bancario di turno o dal promotore finanziario.
Tutti prodotti che in realtà fanno guadagnare solo chi li colloca, quasi mai i clienti che li sottoscrivono!
Ci riferiamo a:
- polizze assicurative di tipo unit linked;
- gestioni patrimoniali onerose che non danno alcun valore aggiunto;
- fondi a cedola o fondi a finestra che nominalmente distribuiscono cedole, ma in realtà intaccano il capitale investito.
Il compito di un bravo consulente finanziario indipendente in momenti come questo è supportare il cliente e mantenere la rotta che è stata pianificata. La strategia va applicata però scegliendo strumenti validi e poco costosi e va implementata periodicamente con aggiustamenti tattici. Solo in questo modo si possono ottenere risultati apprezzabili. Come diceva Seneca “non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”.
Se anche tu hai dubbi sul tuo Portafoglio e sui prodotti che hai sottoscritto, non esitare a contattarci. E’ proprio in momenti di crollo delle Borse che si gettano le basi per i guadagni futuri…
Fabrizio Taccuso