La fiscalità titoli riguarda la tassazione degli strumenti finanziari e rappresenta senza dubbio un tema importante per investitori e professionisti del settore.
Infatti un’oculata e corretta gestione della fiscalità titoli è uno dei valori aggiunti del consulente finanziario indipendente e può avere un impatto significativo sui tuoi investimenti, migliorando i risultati ottenuti nel corso del tempo.
I regimi fiscali previsti in Italia
In italia sono previsti tre regimi fiscali che puoi scegliere di applicare ai tuoi investimenti finanziari:
- amministrato;
- gestito;
- dichiarativo.
Vediamo di analizzare le caratteristiche principali di ognuno di essi.
Il regime amministrato prevede che l’intermediario finanziario (Banca o SIM) si occupi della gestione delle tasse relative agli investimenti del cliente. In qualità di sostituto d’imposta, l’intermediario effettua di volta in volta il calcolo e l’applicazione delle imposte sulle operazioni di compravendita effettuate.
In questo caso le imposte vengono applicate nel momento in cui l’operazione viene completata, cosa che non si verifica per gli altri due regimi fiscali.
Nel regime gestito l’intermediario finanziario si occupa non solo della gestione delle tasse sugli investimenti del cliente ma anche delle decisioni di investimento per suo conto.
L’intermediario finanziario agisce anche in questo caso da sostituto d’imposta, ma calcolando e applicando le imposte dovute sul risultato complessivo di gestione del patrimonio alla fine di ogni anno solare.
Mentre nel regime fiscale amministrato le imposte vengono applicate nel momento in cui ogni operazione di vendita viene completata, in questo caso le imposte vengono applicate dall’intermediario al 31/12 di ogni anno e solo se il patrimonio complessivo finale è superiore al patrimonio iniziale al 01/01.
Infine con il regime dichiarativo la banca non svolge più la funzione di sostituto d’imposta. In questo caso é l’investitore che assume il controllo completo della fiscalità del suo portafoglio di investimento. Pertanto è responsabile di dichiarare personalmente i redditi da esso derivanti e di pagare le relative imposte alla fine dell’anno fiscale.
In questo articolo prendiamo in considerazione la casistica più frequente, ossia l’investitore che opta per il regime amministrato. A questo punto è utile fare un’ulteriore distinzione.
Le rendite finanziarie in Italia
Le rendite finanziarie in Italia sono riconducibili a:
redditi di capitale, che derivano dall’impiego di capitale, quali i dividendi, gli interessi e altri proventi analoghi. Sono inclusi i proventi generati da cessioni di fondi comuni ed Etf che rientrano nei redditi di capitale.
redditi diversi, che sono costituiti da guadagni correlati a eventi incerti, come la vendita di azioni e altri strumenti da cui si può ottenere un guadagno o una perdita. Si tratta di plusvalenze derivanti da differenze positive tra prezzo di vendita e costo d’acquisto dei vari prodotti (sono esclusi i proventi generati da cessioni di fondi comuni ed Etf che rientrano nei redditi di capitale).
E’ importante sottolineare che NON sono consentite compensazioni tra le due tipologie di redditi. In pratica se hai incassato un dividendo di 10 sull’azione Alfa, sei soggetto al pagamento della ritenuta del 26%, anche nel caso in cui tu abbia appena venduto le azioni Beta realizzando una perdita di 100.
L’importanza di controllare il tuo zainetto fiscale
Approssimandosi la fine dell’anno, ti consiglio di dare uno sguardo alla posizione fiscale (zainetto fiscale) del tuo dossier titoli. Ogni compravendita riguardante azioni, obbligazioni, fondi comuni o Etf può originare:
- una plusvalenza, qualora il prezzo di rimborso o di vendita sia superiore al prezzo di acquisto o di sottoscrizione.
- una minusvalenza nel caso in cui il prezzo di vendita o rimborso sia inferiore a quello di acquisto o sottoscrizione.
In caso di plusvalenza dovrai versare allo Stato un’imposta sul capital gain pari al 26%. Ad esempio se hai acquistato un’azione a 10 e la rivendi oggi a 12, otterrai una plusvalenza o capital gain pari a 2 (12-10). Su questa differenza la banca, che fa da sostituto d’imposta, trattiene 0,52 (il 26% di 2).
Nel caso in cui, invece, tu abbiamo venduto a 10 ciò che hai acquistato a 12, otterrai una minusvalenza, ossia una perdita in conto capitale, pari a 2. In questo caso la banca non verserà nulla a titolo di imposta.
Il fisco ti permette di recuperare le perdite realizzate (non quelle virtuali) nell’anno in cui si verificano e nei quattro anni successivi. Ciò significa che se chiuderai altre operazioni in guadagno non pagherai le tasse sino alla concorrenza delle minusvalenze realizzate.
In questo modo hai due benefici:
- non perdi le minusvalenze in scadenza;
- eviti di pagare tasse in futuro
Gli strumenti che consentono di recuperare le minusvalenze
A questo punto, sulla base della distinzione tra redditi di capitale e redditi diversi vista prima, va però evidenziato che mentre tutti gli strumenti finanziari quando sono venduti in perdita creano una minusvalenza, solo quelli che generano redditi diversi, ti consentono di recuperare le minsuvalenze. A tal proposito ti consigliamo la lettura del nostro articolo riguardante appunto il recupero delle minusvalenze.
Gli strumenti che generano redditi diversi sono:
- le azioni;
- le obbligazioni;
- i Certificates;
- gli Etc;
- i derivati (opzioni e futures)
aso facciamo un esempio esemplificativo:
Nel 2022 hai realizzato perdite per complessivi 4.000 euro dalla vendita di fondi comuni di investimento. In portafoglio hai un’azione sulla quale hai investito 10.000 eur. Oggi il valore complessivo dell’azione é diventato 15.000 euro. Vendendo l’azione che hai in portafoglio realizzi una plusvalenza di 5.000 euro (15.000-10.000). La plusvalenza va ad azzerare completamente le minusvalenze (4.000 Euro) e pagherai le tasse solo su 1.000 Euro. Quindi il 26% di 1.000 Euro, ossia 260 Euro. In questo modo hai ottimizzato la fiscalità titoli, ottenendo un notevole risparmio fiscale.
La gestione della fiscalità titoli quando hai posizioni su più banche.
Spesso si hanno titoli in guadagno in una banca e minusvalenze in un’altra. In questo caso, se lo strumento finanziario in guadagno genera redditi diversi, ti consiglio di trasferirlo sulla banca in cui hai le minusvalenze. In questo modo compensi le minusvalenze e non paghi inutilmente tasse.
Nella mia esperienza di Consulente Finanziario Indipendente ho notato che i bancari non sono mai attenti a questo aspetto piuttosto importante. Anche perché a loro interessa raggiungere il budget sui prodotti della banca (polizze assicurative, gestioni patrimoniali e fondi) che non consentono il recupero delle minusvalenze!
Solo un professionista come il consulente finanziario indipendente, che ha una visione completa del patromonio del cliente ed è slegato da logiche commerciali valuta attentamente anche questa problematica.
Quelli citati sono solo alcuni esempi, la casistica è decisamente molto più ampia. Se sei interessato/a ad approfondire l’argomento, lo staff di Consulenza Vincente è disponibile per tutti i chiarimenti del caso.
Una corretta gestione della fiscalità titoli può comportare notevoli benefici, stimabili anche in diverse migliaia di euro.
Fabrizio Taccuso | Consulenza Vincente