Fondi comuni di investimento: cosa sono, rendimento e tassazione

Cosa sono i fondi comuni d'investimento e perché conviene sottoscriverli, tutto quello che c'è da sapere sui prodotti d'investimento collettivi.
Cosa trovi in questo post:
Fondi comuni di investimento

Cosa sono i fondi di investimento

I Fondi comuni di investimento sono strumenti di investimento collettivo (detti anche OICR) gestiti da Sgr, società di gestione del risparmio.

Quando aderisci a un fondo comune di investimento affidi i tuoi risparmi a un esperto che li amministra sulla base delle sue competenze e della sua esperienza. Si tratta di una forma di risparmio gestito. Investendo in un fondo sottoscrivi delle quote che attribuiscono uguali diritti e rappresentano parti del patrimonio del fondo.

Ogni partecipante detiene un certo numero di quote, e il valore di queste varia nel tempo in base alle perfomance ottenute dagli investimenti effettuati dal fondo e al conseguente “valore netto” degli attivi in gestione. Tale valore è conosciuto con l’acronimo inglese NAV, ossia Net Asset Value.

I Fondi comuni di investimento svolgono la funzione di raccogliere le somme di più risparmiatori e le investono, come un unico patrimonio, in attività finanziarie (azioni, obbligazioni, titoli di stato, ecc.). In certi casi anche in immobili. 

I fondi comuni sono strumenti adatti anche a chi ha disposizione risparmi non ingenti. Sono sufficienti anche poche centinaia di euro per poter acquistare la quota di un fondo, partecipando agli utili, o alle perdite, del fondo stesso.

Fondi comuni di investimento e Sicav

Oltre che dalle SGR, l’attività di investimento dei fondi comuni di investimento può essere svolta anche dalle società di investimento a capitale variabile (le SICAV) e dalle società a capitale fisso (le SICAF).

Ma da un punto di vista giuridico, la differenza è netta: il fondo comune di investimento è un patrimonio autonomo, a sé stante, costituito con le quote sottoscritte da una pluralità di partecipanti, ma ben distinto sia dal patrimonio della società che li gestisce che da quello dei sottoscrittori.

Sicav e Sicaf, invece, non prevedono la distinzione tra il patrimonio del fondo e quello della società che lo gestisce. Infatti i sottoscrittori delle Sicav non sono solo dei soggetti passivi che investono, ma sono a tutti gli effetti azionisti della società, con tutto ciò che questo comporta. Hanno ad esempio il diritto di voto nelle assemblee dei soci.

La modalità di investimento

Le modalità di sottoscrizione delle quote sono due:

  • PIC, ossia versamento in un’unica soluzione dell’importo, mediante adesione a un piano di investimento del capitale;
  • PAC, cioè versamenti periodici effettuati in un orizzonte temporale prefissato fino al raggiungimento di un determinato ammontare, mediante adesione a un piano di accumulo del capitale.

Tipologie di fondi comuni di investimento

  • Azionari, investono principalmente in azioni e presentano quindi un alto grado di rischio. Consentono di differenziare l’investimento in varie aree geografiche e quindi anche per valuta.
  • Obbligazionari, si tratta di fondi che investono prevalentemente in obbligazioni ordinarie e in titoli di Stato. Questa tipologia di fondi ha in genere il vantaggio di essere meno rischiosa, ma lo svantaggio di essere meno redditizia.
  • Bilanciati, sono dei fondi che mirano a bilanciare le diverse forme di investimento in modo da ottenere prestazioni e profili di rischio intermedi fra quelli dei fondi azionari e obbligazionari.
  • Monetari, investono in strumenti del mercato monetario a breve termine (non superiore a 6 mesi).

Fondi aperti e Fondi chiusi

I fondi aperti investono in attività quotate e sono caratterizzati da un capitale variabile. Il valore del singolo patrimonio viene calcolate giornalmente in base al prezzo di mercato dell’intero portafoglio e al numero di quote esistente in quel preciso giorno.

Nei fondi aperti l’investitore è libero di sottoscrivere (o rimborsare) quote in qualsiasi momento. Tali quote verranno liquidate dalla società di gestione in base al valore di mercato delle quote. L’importo liquidato sarà accreditato sul conto corrente, al netto dell’eventuale imposizione fiscale. 

I Fondi chiusi, invece, si caratterizzano per un capitale fisso. Possono essere sottoscritti solo durante il periodo di offerta e rimborsano le quote, di norma, solo alla scadenza del fondo. In genere investono in strumenti poco liquidi (immobili, crediti, società non quotate) e in un’ottica di lungo periodo.

Fondi armonizzati e fondi non armonizzati

Tra i fondi aperti, sono molto importanti, per la loro diffusione, i fondi “armonizzati“, costituiti nei paesi dell’Unione europea. Investono prevalentemente in titoli quotati (azioni, obbligazioni, ecc.). Il termine “armonizzati” deriva dal fatto che rientrano nell’ambito di applicazione delle direttive comunitarie. Sono volti a tutelare gli interessi dei risparmiatori, limitando e frazionando i rischi assumibili dai fondi. Possono essere commercializzati nel territorio dell’Unione Europea in regime di mutuo riconoscimento. Costituiscono la stragrande maggioranza dei fondi commercializzati in Italia. Tra questi ci sono sia i fondi di diritto italiano gestiti da società con sede legale in Italia, sia fondi di società di gestione comunitarie.

I Fondi non armonizzati sono sottoposti a regole meno stringenti e pertanto caratterizzati da una maggiore libertà di investimento. Tra questi troviamo i fondi speculativi, i fondi di fondi e soprattutto gli Hedge Funds che  richiedono investimenti molto elevati rispetto agli altri.

Perché investire nei fondi comune di investimento?

  • Gestione del patrimonio da parte di professionisti che utilizzano le loro conoscenze, la loro esperienza e sistemi tecnologici che ottimizzano il rischio.
  • Diversificazione degli investimenti che non significa genericamente frammentare il portafoglio in tanti titoli. Vuol dire gestire il processo in modo da suddividere il patrimonio tra settori diversi non correlati tra di loro, ossia che si muovono in modo diverso.
  • Patrimonio giuridicamente separato dal patrimonio della società di gestione. In tal modo, l’eventuale fallimento della SGR non ha conseguenze finanziarie per i sottoscrittori del fondo. Ciò è garantito da organismi deputati al controllo come Banca d’Italia e Consob.
  • Controlli a tutela dell’investitore riguardo a diversificazione, gestione del rischio, utilizzo dei derivati e limitazione delle attività su cui è possibile investire.
  • Disponibilità di informazioni e trasparenza. Hai facilmente accesso alla composizione delle principali posizioni detenute in portafoglio. In altre parole, è più immediato capire in cosa investe il fondo. Dall’altro lato c’è il tema dei costi, sempre più semplici da appurare, valutare e confrontare, anche alla luce dell’evoluzione normativa disegnata da MIFID 2.
  • Flessibilità dell’investimento. La sottoscrizione di un fondo può avvenire in un’unica soluzione iniziale, ma è altresì praticabile il frazionamento dell’investimento attraverso un piano di accumulo (PAC).
  • Importo minimo di ingresso. I fondi comuni rappresentano una soluzione finanziaria che, nella maggior parte dei casi, é alla portata di tutti.
  • Liquidabilità. Ogni fondo comune ha un orizzonte temporale suggerito, coerente con il profilo di rischio/rendimento e con la natura degli assets sottostanti. Tuttavia il sottoscrittore del fondo ha la possibilità di liquidare in qualsiasi momento le quote.

Rendimento dei fondi comuni di investimento

I fondi comuni non danno la garanzia di un rendimento o del mantenimento del capitale.

Il valore delle attività che compongono i fondi, infatti, può variare in base all’andamento dei relativi mercati di riferimento.

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Fondi comuni di investimento secondo Borsa Italiana

Prima di sottoscrivere qualsiasi fondo comune di investimento ti consiglio di leggere attentamente KID e KIID, ossia quei documenti e prospetti che la banca ti deve obbligatoriamente consegnare. Ti consentono di comprendere le cosiddette caratteristiche chiave:

  • finalità e politica di investimento, ossia le principali tipologie di attività in cui il fondo investe, in particolare area geografica o settore di investimento.
  • Profilo di rischio-rendimento, dal momento che ogni fondo è classificato con un indicatore sintetico di rischio che varia da 1 (minimo rischio) a 7 (massimo rischio);
  • Costi, uno degli elementi fondamentali a cui prestare attenzione. I costi dei fondi comuni di investimento italiani sono tra i più alti in assoluto.
  • Rendimenti passati; per ciascun fondo vengono sintetizzati i rendimenti conseguiti negli ultimi dieci anni. E’ importante capire la capacità del gestore di generare valore, ma è altresì importante sottolineare che non hai alcuna certezza di conseguire analoghi rendimenti in futuro, dal momento che le condizioni di mercato cambiano costantemente.

Costi dei fondi comuni d’investimento

Quando investi in fondi comuni, un elemento fondamentale da tenere sempre sotto stretta osservazione sono i costi. Infatti, i costi non solo incidono direttamente sul rendimento, ma determinano anche la qualità stessa dell’investimento.

L’importanza di conoscere il Ter di un fondo

In particolare, è importante concentrarsi sul TER (Total Expense Ratio), l’indicatore principali da considerare: rappresenta la percentuale di spese annuali sostenute dal fondo rispetto al patrimonio gestito e include la commissioni di gestione (o management fee), ovvero la remunerazione del gestore che amministra e prende decisioni in merito agli investimenti, ma anche le spese operative e amministrative, i costi della revisione contabile e quelli legati ai servizi informativi e le attività di compliance regolamentare.

Il TER è fondamentale per valutare l’efficienza del fondo e confrontarlo con altri strumenti simili. Ad esempio, un fondo con un TER del 2% ridurrà il rendimento netto del tuo investimento di quella percentuale ogni anno, influendo direttamente sulla performance complessiva. Una differenza anche solo dello 1% annuo può tradursi in migliaia di euro in meno, specialmente se proiettata su 10, 20 o addirittura 30 anni di investimento.

Gli altri oneri che gravano sui fondi comuni

Oltre al TER, ci sono altri costi da tenere sotto controllo. Le commissioni di ingresso e di uscita, spesso applicate al momento della sottoscrizione o del riscatto delle quote, possono pesare sul capitale iniziale investito. Questi costi variano a seconda del fondo e possono essere ridotti scegliendo prodotti che non prevedono tali oneri

Altri costi, meno evidenti che non rientrano nel TER, sono le commissioni di negoziazione (trading fees), che si verificano ogni volta che il fondo acquista o vende titoli. Anche queste incidono sul rendimento netto finale. Infine spesso ci sono le commissioni di performance, applicate quando il fondo supera determinati obiettivi o benchmark e rappresentano un ulteriore elemento da considerare.

In sintesi, per un investitore consapevole è fondamentale tenere sotto controllo non solo la performance dichiarata di un fondo, ma soprattutto le sue spese complessive.

Ti consiglio di privilegiare strumenti con un TER contenuto e trasparente, in particolare strumenti che applicano strategie passive o semi-passive per ridurre al minimo i costi di gestione. In questo modo avrai un vantaggio competitivo significativo nella costruzione di un asset allocation solida e redditizia.

Per i fondi italiani a gestione attiva, il TER si aggira mediamente intorno al 2%, mentre per i fondi passivi e gli ETF è decisamente più contenuto.

Tassazione dei fondi comuni di investimento

La tassazione é calcolata sui guadagni conseguiti all’atto del rimborso delle quote, alla cessione, alle operazioni di switch, e ai trasferimenti delle quote da un deposito amministrato a un altro (con diversa intestazione).

Se hai un intermediario italiano (SGR o banca), la tassazione viene controllata direttamente dall’intermediario stesso attraverso il regime di risparmio gestito o risparmio amministrato. Quindi  riceverai il controvalore complessivo sul tuo conto corrente al netto delle tasse. Non dovrai inserire nessuna somma nella dichiarazione dei redditi.

Nel caso di Fondi armonizzati UE si applica la tassazione nel momento in cui vengono distribuiti i proventi, quindi non devono essere inseriti nella dichiarazione dei redditi.

Diversamente i fondi non armonizzati UE non hanno la tassazione per competenza, ma devono essere inseriti nella dichiarazione dei redditi.

I proventi da fondi armonizzati o con gestore UE sono tassati con un’aliquota del 26%. Fa eccezione la componente relativa a titoli di stato italiano, titoli pubblici e organismi sovranazionali che sono tassati al 12,5%.

Conviene acquistare fondi comuni di investimento?

Questa é probabilmente la domanda più importante che ti ha portato a leggere questo articolo.

La mia risposta è che quasi mai conviene sottoscrivere un fondo comune di investimento! Io stesso non compro un fondo comune da almeno dieci anni!

I motivi sono diversi: il principale è per gli alti costi di gestione. Specialmente nel caso dei fondi comuni obbligazionari e monetari tali costi vanificano del tutto il rendimento del fondo.

Alcuni fondi azionari hanno un TER annuo che arriva sino al 3% e talvolta anche oltre. Si tratta di commissioni troppo elevate per strumenti che, quasi mai, ottengono un rendimento in linea con il benchmark. In pratica spendi molto di più senza guadagnare di più rispetto a chi compra altri strumenti (ETF) più efficienti e convenienti.

Inoltre la gestione dei fondi comuni spesso è poco trasparente, con una movimentazione degli strumenti eccessiva. Ogni volta che il patrimonio del fondo viene movimentato si generano costi.

Se hai ancora qualche dubbio ti consiglio la lettura del sito S&P Global – SPIVA. Potrai notare che in un orizzonte temporale di 10 anno oltre il 90% dei fondi “brucia” valore!

Lo staff di Consulenza Vincente è disponibile a un’analisi dettagliata dei fondi comuni che hai sottoscritto.

Differenza tra fondi comuni di investimento ed Etf

I fondi comuni non vanno assolutamente confusi con i cosiddetti fondi indice, ossia gli Exchange Traded Fundi (ETF), contrattati come se fossero delle azioni in borsa.

Gli ETF, a differenza della gestione definita “attiva” che caratterizza i fondi comuni d’investimento, si basano su una gestione “passiva”. In pratica replicano la composizione di un determinato indice geografico o settoriale e il loro valore ne segue quindi pedissequamente l’andamento. Non a caso i costi degli ETF sono molto più bassi di quelli di un fondo comune.

Confrontando l’andamento della maggior parte dei fondi comuni e di Etf, scoprirai che nella stragrande maggioranza dei casi faresti bene a sostituire il fondo comune che ti ha consigliato la banca o il tuo promotore di fiducia con gli Etf. Infatti é ampiamente dimostrato che, nel tempo, la gestione attiva non riesce a battere l’andamento dei benchmark di riferimento. Quindi paghi di più e fai peggio degli ETF…

Noi consulenti finanziari indipendenti facciamo largo uso di questi strumenti.

La banca, invece, non te ne parla nemmeno. E se li vuoi comprare ti dice che sono rischiosi, perché preferisce venderti i fondi della casa, da cui ricava costantemente commissioni, a prescindere dall’andamento di mercato.

La banca e chi colloca i fondi comuni di investimento guadagna sempre, tu solo se i mercati salgono…

Fabrizio Taccuso | Consulenza Vincente

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