I fattori di successo negli investimenti sono regole che, se applicate con costanza e disciplina, aiutano ad ottenere risultati soddisfacenti.
Nel precedente articolo abbiamo analizzato i primi tre. Oggi vediamo gli altri 4 fattori che fanno la differenza.
Gli investitori intelligenti creano dei portafogli diversificati.
Il concetto di diversificazione può essere spiegato in un modo molto semplice: non mettere tutte le uova nello stesso paniere. Investire è un equilibrio costante tra rischio e rendimento. E’ impossibile ottenere rendimenti più alti senza correre maggiori rischi. Ma c’è un modo per ridurre il rischio senza abbassare il rendimento atteso. E si chiama appunto diversificazione.
Significa ripartire il denaro su una pluralità di investimenti invece che concentrarlo su pochi. Un primo modo per diversificare è suddividerlo tra i vari asset (azioni, obbligazioni, materie prime ecc.). Ma si può diversificare comprando azioni di settori diversi, piuttosto che di aree geografiche diverse.
Esistono strumenti (Etf, fondi comuni e Sicav) che consentono di prendere posizione su uno stato o un intero continente attraverso un’unica operazione di investimento. Addirittura si può investire sull’intero mercato azionario mondiale acquistando un unico fondo o un unico Etf. E la stessa cosa vale anche per il comparto obbligazionario. La diversificazione è l’unico modo per ridurre il rischio di investimento senza diminuire il rendimento atteso.
Il concetto di Asset Allocation si intreccia con quello di diversificazione.
Sostanzialmente si estrinseca nel come vengono ripartiti i soldi tra i diversi tipi di investimento: azioni, obbligazioni, immobili, materie prime, valute, beni rifugio ecc. Azioni ed obbligazioni sono le principali asset class.
Acquistare azioni significa acquisire la proprietà di una quota di un’azienda. Investire in azioni offre potenzialmente un più alto rendimento. Dall’altro lato espone anche ad una maggiore variabilità in termini di rendimenti nel tempo. Comprare obbligazioni significa invece concedere un prestito ad un’azienda o ad uno stato. In cambio ti pagano degli interessi periodici ed alla scadenza viene rimborsato l’intero importo che è stato prestato. Le obbligazioni sono investimenti più conservativi delle azioni, con un rendimento atteso minore ma anche una minore variabilità.
La decisione più importante è decidere come ripartire il denaro tra azioni ed obbligazioni.
Più si investe nell’azionario e più alto è il potenziale rendimento, ma più si è soggetti a perdite nel momento in cui il mercato azionario attraversa una fase di calo. Il buonsenso suggerisce che quando si è più giovani si dovrebbe aumentare la quota investita nelle azioni. Infatti il tempo a disposizione consente di affrontare con più tranquillità gli alti e bassi dei mercati. Dalle statistiche emerge che è proprio dall’azionario che provengono i migliori rendimenti a lungo termine. Il rovescio della medaglia è dato dal fatto che la componente emotiva non deve essere trascurata. Non è facile stimare il livello di rischio che si riesce a tollerare a priori. La propensione al rischio di un soggetto tende infatti a cambiare nel tempo; aumenta nelle fasi positive dei mercati e tende a calare drammaticamente durante le fasi di discesa dei listini.
Quando si tratta di decidere in merito alla propria asset allocation bisogna tenere conto del fatto che:
- gli alti e bassi dei mercati sono la normalità;
- nel lungo termine i migliori rendimenti scaturiscono dal mercato azionario e ciò aiuta a raggiungere i propri obiettivi.
- è bene comunque investire con prudenza e man mano che si acquisisce esperienza si può aumentare il livello di rischio di Portafoglio.
Contrariamente a quello che pensa la maggior parte dei risparmiatori, la performance di un portafoglio non è data dalla capacità di scegliere i titoli giusti (stock picking) o di entrare ed uscire dal mercato nel momento opportuno (market timing), cosa impossibile da sapere a priori, ma dall’Asset Allocation strategica. Numerosi studi effettuati anche da premi Nobel hanno infatti dimostrato che più del 90% della performance di un portafoglio dipende da come sono ripartire le varie attività.
Tra i fattori di successo negli investimenti la variabile costi è quella che incide di più sul rendimento di un Portafoglio nel tempo.
Sembra banale affermare che più bassi sono i costi e maggiori sono le probabilità di ottenere rendimenti più elevati. Peccato che questo aspetto venga troppo spesso trascurato dagli investitori. Ogni euro che se ne va in costi è un euro che non genere profitti e che non aiuta a raggiungere i propri obiettivi.
Più volte abbiamo parlato nei nostri articoli di parcella occulta. La Mifid 2 dovrebbe aiutare in tal senso gli investitori. Ci sono vari tipi di costi:
- costi di sottoscrizione che vengono pagati al momento dell’acquisto di un prodotto finanziario;
- oneri di gestione che vengono calcolati su base annua e vengono sintetizzati per quanto riguarda i fondi comuni e le Sicav dal termine TER (Totale Expense Ratio);
- costi di riscatto o di uscita che vengono applicati nel caso di uscita anticipata rispetto ad una durata contrattuale prefissata;
- commissioni di performance che vengono talvolta applicati se il risultato raggiunto dal gestore è superiore rispetto ad un parametro preso come riferimento;
- costi di negoziazione o di transazione applicati per comprare o vendere uno strumento finanziario (azioni, obbligazioni, Etf, Etc).
Ultimo fattore, ma non certo per importanza, è l’aspetto legato alle emozioni, più in generale alla finanza comportamentale.
Gli investitori sono esseri umani e come tali si fanno condizionare dalle emozioni. L’istinto non è il miglior consigliere in fatto di investimenti. Al contrario: gli investitori che si affidano alle emozioni tendono spesso a prendere decisioni sbagliate o addirittura ad adottare schemi comportamentali del tutto irrazionali. Non esiste nessun vantaggio evidente nel reagire costantemente alle news del mercato e a ogni notizia che riguarda i nostri investimenti.
Le emozioni mutano, ma dobbiamo ricordare che le emozioni non sono fatti. E’ proprio nei momenti in cui sui mercati c’è maggiore emotività che si fanno i migliori affari. Ad esempio gli investitori si precipitano a vendere azioni durante i periodi di crisi ed è stato dimostrato come questo comportamento sia uno dei fattori determinanti nel garantire ritorni sotto la media. Si finisce infatti per vendere anche buone azioni a prezzi “stracciati” e una volta “scottati” dalle perdite si resta lontani dal mercato per un periodo troppo lungo, tale da impedire di cogliere i rialzi della successiva ripresa. In sintesi quindi, è necessario isolarsi il più possibile da questi stati emozionali e mantenere una visione distaccata e razionale del mercato.
Ecco dunque il riepilogo dei 7 fattori di successo negli investimenti:
- Pianificazione degli obiettivi da raggiungere;
- Orizzonte Temporale adeguato;
- Risparmiare con costanza;
- Diversificazione;
- Asset Allocation;
- Costi contenuti degli investimenti;
- Finanza Comportamentale
Se terrai conto di tutti questi aspetti e sarai disciplinato otterrai sicuramente risultati positivi. E’ solo questione di tempo. Ma se non vuoi fare tutto da solo e pensi che la tua banca cerchi solo di venderti prodotti, allora scegli qualcuno che ti aiuti a raggiungere i tuoi obiettivi… pagando molto meno e con un servizio decisamente migliore…
Fabrizio Taccuso