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I prodotti inutili delle banche

Cosa trovi in questo post:

Prodotti inutili dal punto di vista finanziario sono tutti quei prodotti che vengono venduti in banca e che non danno nessun beneficio a chi li sottoscrive. Fanno però guadagnare parecchio chi li colloca.

Alcuni nostri lettori ci hanno chiesto di focalizzare alcuni prodotti inutili collocati dalle banche. Vediamo di esaudire questa loro richiesta…

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Obbligazioni “strutturate”, la certezza di pagare troppo l’opzione 

Hanno nomi esotici, ma soprattutto allusivi: «Schermo totale», «Protezione globale» e così via. Nomi non casuali dato che devono “vendere” innanzitutto l’idea della difesa del capitale. Le obbligazioni strutturate sono infatti prodotti ibridi, composti da un bond a tasso fisso (in genere uno zero coupon) cui è appiccicato un derivato, il più delle volte di natura azionaria. All’obbligazione semplice è demandata la funzione di garanzia del capitale: lo zero coupon si compra sotto il nominale e a scadenza viene rimoborsato a 100. Mentre il derivato consente di scommettere su di un possibile guadagno frutto dell’apprezzamento (o deprezzamento nel caso di un’opzione.put) del sottostante. Detta così sembra la cosa più attraente per un risparmiatore che non rischia il capitale investito e può sperare in un “quid” aggiuntivo. Ma è proprio sul guadagno eventuale che molti analisti sono scettici. Le probabilità che ciò avvenga sono statisticamente ridotte all’osso. Mentre sono sicuri i prezzi salati delle strutturate e il vincolo a rimanere ancorati al prodotto per 3-5 anni pena costi elevati per il riscatto.

“Unit Linked”: l’assicurazione raddoppia i costi del servizio

Le polizze Vita unit o index linked sono contratti assicurativi con rendimenti e valori di riscatto collegati a fondi o a titoli sottostanti. I fondi collegati alle unit linked di regola investono in uno o più fondi comuni distinti. Il sottostante delle index linked sono indici di Borsa o titoli, spesso obbligazioni zero coupon (Zcb). Con la polizza si investe una somma, garantita alla scadenza oltre al rendimento del fondo, dell’indice o dell’obbligazione sottostante. Se si acquistano Zcb una somma ridotta dell’interesse alla scadenza; la differenza di prezzo rispetto alla polizza può essere reinvestita. Tra i rischi delle polizze c’è quello sul rendimento del sottostante, che può essere positivo o negativo. I bond hanno poi il rischio-default, possono non essere quotati e rendere quindi non “trasparente” il calcolo del rendimento o del prezzo di riacquisto in caso di rescissione anticipata della polizza. Spesso le spese della polizza sono triplici: 

  • commissione di sottoscrizione;
  • spese di gestione annuale;
  • commissione del fondo sottostante.

I fondi, talvolta, invece che esterni alla compagnia assicuratrice sono interni, riducendo la trasparenza.   

Gestioni in fondi, come moltiplicare gli oneri

Nelle Gestioni patrimoniali in fondi (Gpf) le banche offrono ai clienti un «mix» di fondi e Sicav per dare un profilo di rischio-rendimento più efficiente. Le Gpf “monomarca” usano solo fondi della Sgr del proprio gruppo, le “multimarca” usano fondi di Sgr di gruppi diversi da quello del gestore. La Consob ha dimostrato che la minor diversificazione delle gestioni monomarca causa rendimenti più bassi del 10% circa rispetto alle multimarca. Ma anche in queste ultime il cliente paga sempre un doppio onere, alle Gpf e ai gestori dei singoli fondi, più eventuali costi di ingresso. Esistono poi le «retrocessioni», quote che le Sgr pagano ai gestori delle Gpf sulle commissioni del fondo. Il rischio è che le Gpf scelgano i fondi che pagano le retrocessioni più elevate anziché quelli che rendono di più. La Consob ha raccomandato di non addebitare ai clienti delle monomarca spese di sottoscrizione o rimborso di quote di fondi collegati. E, a febbraio 2001, ha ribadito che non devono essere richieste commissioni aggiuntive se la Gpf non fornisce servizi ulteriori rispetto a quelli dei fondi utilizzati. Ma il quotidiano non si ferma alla pura critica e accenna anche a possibili *alternative* tra cui la principale è indicata negli ETF. Scrive il giornale: L’obiettivo di proteggere il capitale e al tempo stesso di partecipare alla eventuale rivalutazione delle Borse in un orizzonte di medio periodo può essere raggiunto in modo semplice, conveniente e trasparente. Basta utilizzare un mix che include un 85-90% di titoli di Stato o obbligazioni di sicura affidabilità e un 10-15% di Etf (exchange Traded Funds), azioni agganciate agli indici dì Borsa quotate a Piazza Affari.

Peccato che molte grandi banche non permettano ai loro clienti di negoziare Etf, preferendo proporre la mercanzia di casa… Fabrizio Taccuso

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