I Tremonti Bond

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Tremonti Bond

Tremonti bond sono obbligazioni bancarie speciali emesse dagli istituti di credito quotati che sono in “sane” condizioni finanziarie.

I Tremonti Bond sono sottoscritti dal ministero dell’Economia e hanno l’obiettivo di rafforzare il capitale di vigilanza “Core Tier 1” e, di conseguenza, favorire l’erogazione del credito a famiglie e imprese.

Che cosa è il Core Tier 1? Questo indicatore espresso in percentuale misura la solidità patrimoniale delle banche. E’ calcolato rapportando il patrimonio di base – al netto delle azioni proprie possedute, dell’avviamento, del totale delle immobilizzazioni immateriali e delle perdite registrate negli esercizi precedenti – al totale delle attività ponderate per il rischio.

Tremonti Bond
Tremonti Bond

Le caratteristiche dei Tremonti bond:

  • sono titoli subordinati, poiché in caso di insolvenza della banca sono rimborsati – al pari delle azioni ordinarie – solo dopo che sono stati rimborsati gli altri debiti non subordinati dell’emittente;
  • ibridi, perché sono una via di mezzo tra le obbligazioni e le azioni. Sono inoltre convertibili in azioni ordinarie dell’emittente solo su richiesta della stessa banca;
  • perpetui, poiché nominalmente non hanno scadenza anche se possono essere rimborsati dalla banca in qualsiasi momento.

Importo della sottoscrizione
Per ciascuna banca l’importo delle sottoscrizioni sarà contenuto nel minimo necessario rispetto agli obiettivi da conseguire. Non sarà di regola superiore al 2% del valore dell’insieme delle attività del gruppo bancario di appartenenza ponderate per il rischio. L’importo sarà, inoltre, stabilito in relazione alle richieste provenienti dal sistema, tenendo conto dell’andamento del mercato finanziario e delle esigenze di non turbare la raccolta da parte dello Stato. In linea di massima, l’importo dell’intervento dello Stato non consentirà al patrimonio di vigilanza di primo livello (Tier 1) di superare l’8 per cento.

La condizione: gli interessi sono corrisposti dalla banca solo in presenza di utili distribuibili.

Il criterio
Tanto maggiore è il dividendo distribuito e tanto maggiore è la cedola da pagare dal Tesoro. In particolare, la banca deve pagare una cedola pari al maggiore dei tre tassi:

  • la cedola che sale nel tempo o “coupon step-up” (si vedano i valori riportati nei grafici sopra);
  • la remunerazione rapportata ai dividendi della banca (a partire dal 105% nel 2009 per arrivare al 125% dal 2018);
  • il tasso d’interesse agganciato alla media dei rendimenti del BTp a 30 anni con una maggiorazione di: 300 centesimi di punto percentuale per il 2011 e 2012 e di 350 centesimi a partire dal 2013 (parametro da considerare, quindi, a partire dal 2011).

Il limite massimo
Il prestito subordinato non può rendere più del 15%. La banca emittente potrà, poi, decidere di:

  • trasformare queste obbligazioni in azioni (a partire dal terzo anno successivo alla data di emissione);
  • rimborsarle in tutto o in parte (con un preavviso al ministero dell’Economia compreso tra 30 e 60 giorni e con l’autorizzazione da parte della Banca d’Italia);
  • continuarle a tenere in vita per quanto tempo vorrà.

I vantaggi per gli istituti di credito

Queste obbligazioni speciali hanno tutti i vantaggi del capitale, perché aumentano il “Core Tier 1” delle banche che le emettono, ma costano meno di un ricorso diretto sul mercato dei capitali. La banca potrà utilizzare questi titoli per aumentare gli impieghi con una leva di 1 a 12,5. Il costo effettivo della patrimonializzazione va, quindi, valutato tenendo conto della maggiore operatività che ne deriva per la banca.

Il valore complessivo dell’operazione
l Governo è disposto a mettere a disposizione delle banche 10-12 miliardi di euro, ma le richieste delle banche italiane potrebbero superare questo plafond. Secondo una stima Deutsche Bank, servirebbero 18 miliardi di euro per consentire a tutte di raggiungere un livello “Core Tier 1” dell’8 per cento. L’Unione europea stima una cifra compresa tra 15 e 20 miliardi di euro.

L’esclusione dei risparmiatori
Con le loro “cedolone” i Tremonti bond non passano inosservati in questi tempi di rendimenti ridotti all’osso. Ricordiamo che i Buoni ordinari del Tesoro offrono al risparmiatore meno dell’1% al netto di ritenuta e commissioni. Tuttavia, sono prodotti particolarmente rischiosi e, per questo, riservati eventualmente solo a investitori istituzionali.

Le cedole dei Tremonti-bond sono, infatti, pagate solo quando c’è un utile distribuibile e quindi sono perse (non cumulabili) nell’anno in cui l’esercizio della banca è in rosso.

Inoltre, poiché questo tipo di bond si comporta come un titolo azionario, in caso di abbattimento del capitale anche il valore del bond ne risente in eguale misura.

Fabrizio Taccuso

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