Le polizze “Index Linked” sono prodotti ad alto contenuto finanziario, il cui risultato finale dipende dall’andamento di un “indice collegato” alla polizza.
L’indice può essere rappresentato da diversi tipi di strumenti finanziari:
- Indici di Borsa
- Indici azionari settoriali
- Titoli azionari o portafogli di titoli azionari
- Fondi comuni
- Tassi di cambio
Uno dei fenomeni che ha contraddistinto l’industria del risparmio italiano negli ultimi anni è stato il forte deflusso dai fondi comuni di investimento, a favore di prodotti ad “alto contenuto finanziario” come vengono definiti, ossia le index linked.
Banche, compagnie assicurative e posta le hanno collocate indistintamente a tutti i loro clienti, a prescindere da:
- età;
- profilo finanziario;
- propensione al rischio
In molti casi si è fatto leva sulla garanzia della restituzione del capitale versato alla scadenza.
La loro diffusione è da attribuirsi alla bontà del prodotto o a fattori non propriamente legati all’interesse dei risparmiatori?
Le index linked sono contratti nei quali il valore del capitale assicurato dipende dall’andamento di uno o più indici azionari, panieri di azioni, valute, materie prime o altri panieri di riferimento.
Generalmente lo strumento è composto da due parti:
- l’acquisto di un’obbligazione zero coupon;
- un derivato
L’obbligazione zero coupon ha l’obiettivo di garantire il rendimento alla scadenza, il derivato serve per ottenere un’extra-performance.
Nel caso delle polizze ciò che molto spesso non viene detto al cliente, ma è scritto nei prospetti informativi, talvolta nemmeno consegnati, è che a garantire la restituzione del capitale non è però la compagnia assicurativa che propone il prodotto, ma un terzo soggetto. In pratica è l’emittente dello zero coupon che sta alla base del funzionamento di questo contratto e di cui spesso il risparmiatore ne ignora l’esistenza.
Cosi’, se lo zero coupon non viene pagato alla scadenza, oppure quando la controparte con cui è stato stipulato il derivato va in default, come nel caso di Lehman, o delle banche islandesi, la garanzia della restituzione del capitale al termine del periodo contrattuale non spetta più alla compagnia assicurativa che ha confezionato e venduto la polizza al cliente.
Ecco quindi che l’ignaro risparmiatore, che si era sentito dire allo sportello che il suo investimento era sicuro e garantito, si ritrova il rischio pressoché interamente a suo carico.
E’ conveniente la sottoscrizione di questi prodotti per il risparmiatore?
Normalmente garantiscono il capitale ed un rendimento minimo indicato nel contratto.
La durata è generalmente compresa tra i 5 e gli 8 anni ed il disinvestimento prima della scadenza è sempre penalizzante per il cliente.
Una delle principali leve di vendita delle polizze index linked è che in caso di morte prematura dell’assicurato il capitale è esente da tasse di successione. Le somme accantonate sono impignorabili e insequestrabili. Per un risparmiatore privato tuttavia questo aspetto è del tutto irrilevante.
Quasi sempre le index linked sono scommesse ad handicap.
Le probabilità di avere alla scadenza una performance superiore a quella di un tranquillo Btp di pari durata è molto scarsa. Costi e commissioni implicite incidono mediamente nella misura del 6,75% dell’importo versato.
Ciò significa che formalmente si paga 100 un bene che già in partenza ne vale poco più di 93. Insomma, scenari poco esaltanti per chi cerca, pur nella sicurezza, lo sprint dato da un investimento legato a titoli azionari o indici, spesso non acquistabili direttamente.
Si diceva prima che le index linked abbinano un’ obbligazione, che garantisce il rimborso a scadenza, ad una opzione collegata all’andamento delle Borse. E’ da questa opzione che scatta, eventualmente, il diritto all’ extra performance, se si verificano determinate condizioni. Peccato che quasi sempre tale plus si riveli solo virtuale, in quanto la performance è basata su complesse formule matematiche calcolate con criteri poco trasparenti e del tutto cervellotici, spesso studiati ad arte per penalizzare l’investitore.
Tranne in pochissimi casi, a scadenza, l’investitore si ritrova a malapena col capitale investito qualche anno prima. Capitale che, chiaramente. ha perso potere d’acquisto per effetto dell’inflazione. Infatti mille euro di oggi non sono uguali a mille euro tra otto anni. E’ una banale regola di matematica finanziaria che inganna quasi tutti i clienti.
In sostanza, quasi mai questi prodotti si rivelano dei buoni investimenti per il risparmiatore.
Certamente sono sempre un ottimo affare per le Banche e le compagnie assicurative che li collocano per aumentare la loro redditività a scapito dei clienti.
Noi di Consulenza Vincente preferiamo consigliare ai nostri clienti prodotti meno costosi, più trasparenti e meno vincolanti. Ciò consente di sfruttare al meglio la volatilità dei mercati senza tenere immobilizzate inutilmente somme per troppo tempo.
Fabrizio Taccuso