Gli investimenti in oro costituiscono un asset importante nella strategia di diversificazione del portafoglio.
Gli investimenti in Oro rappresentano una delle strategie di difesa per eccellenza nei periodi di incertezza politica ed economica. La storia è ricca di esempi di stati falliti, imperi collassati e pesanti deprezzamenti valutari. Durante questi periodi gli investitori che detenevano oro sono stati in grado di proteggere con successo la loro ricchezza.
Nell’articolo precedente abbiamo visto le modalità e gli strumenti da utilizzare per investire nel metallo giallo. Il mercato dell’oro è un mercato globale, con Londra e New York che sono i due maggiori mercati mondiali. Si stima che la dimensione del mercato dell’oro investibile sia di 2,4 trilioni di dollari. Il volume medio giornaliero degli scambi nel solo mercato OTC (over-the-counter) è stimato a $ 67 miliardi, indicando che il mercato dell’oro è molto liquido.
A differenza delle banconote, che si svalutano a causa dell’inflazione, l’Oro è in grado di mantenere il suo valore nel tempo.
Nel grafico sopra è possibile notare l’andamento dell’oro negli ultimi 30 anni. Da millenni l’oro è considerato un bene prezioso. Tuttavia il suo uso come investimento divenne molto popolare solo dopo la fine del sistema di Bretton Woods nel 1971. Infatti nell’agosto di quell’anno il Presidente americano Nixon sancì la fine del “Gold Standard” che stabiliva un rapporto di cambio fisso tra oro e dollari. Da lì in poi il prezzo dell’oro ha cominciato a fluttuare sul libero mercato, come un vero e proprio asset di investimento.
Nel 1970, l’oro era ancorato a 35 $ l’oncia. D’allora ha cominciato a salire, anche se nei decenni successivi, come qualsiasi asset, ha attraversato una serie di alti e bassi. Il prezzo dell’oro ha avuto due importanti picchi, uno nel 1980 e l’altro nel 2011, in cui il valore salì a quasi 2000 $ l’oncia.
Andamento Oro dal 2000
Negli ultimi due decenni, l’oro ha subito importanti oscillazioni. Nell’agosto 1999 il prezzo dell’oro è sceso a 251,70 $. Ciò si è verificato nel momento in cui si vociferava che le banche centrali di tutto il mondo volessero ridurre le loro riserve di oro. Nel contempo le compagnie minerarie vendevano oro nei mercati a termine. A febbraio 2003 le prospettive sull’oro sono modificate radicalmente. Gli operatori hanno visto l’oro come un rifugio sicuro dopo l’invasione statunitense dell’Iraq. Le tensioni geopolitiche tra il 2003 e il 2008 hanno continuato a far salire il prezzo dell’oro. La crisi economica globale del 2008 ha portato ad un escalation del prezzo che ha toccato un massimo di $ 1,900 per oncia nel 2011. Da quel momento è sceso sin sotto i 1,200 $, per tornare a recuperare negli ultimi mesi.
Le variabili che influenzano il prezzo
Il prezzo dell’oro è influenzato da diverse variabili, le principali sono:
- l’effetto rarità;
- il livello dei tassi di interesse USA;
- la forza del dollaro;
- i momenti di avversione al rischio sui mercati finanziari.
Da millenni l’oro è considerato il bene prezioso per eccellenza anche e soprattutto per la sua rarità. E’ in circolazione in quantità limitata ed in futuro si potrà estrarne ancora meno che in passato. Questo aspetto conferisce al metallo giallo un effetto che influenza e sostiene positivamente il prezzo nel corso del tempo. Inoltre l’Oro sta diventando sempre più mainstream. Dal 2001 la domanda di investimenti di Oro a livello mondiale è cresciuta in media del 15% all’anno. Ciò è stato in parte determinato dall’avvento di nuovi modi di accesso al mercato, come i fondi negoziati in borsa (ETF, ETC), ma anche dall’espansione della classe media in Asia (Cina e India in primis).
L’oro viene visto come un bene di rifugio per ripararsi dalla discesa dei mercati finanziari.
La crisi finanziaria del 2008-2009 negli Stati Uniti ed in Europa ha sicuramente insegnato qualcosa al riguardo.
Nel grafico sopra che prende in esame il periodo dal 1995 ad inizio 2019, è possibile confrontare l’andamento dell’Oro con l’indice americano più rappresentativo l’S&P 500, L’Oro è salito per un decennio, raggiungendo appunto il picco del 2011. Nonostante questo ha nettamente sotto-performato sino al 2008.
Proprio quando le Borse sono crollate la diversificazione di portafoglio rappresentata dagli investimenti in Oro si è rivelata efficace.
Solo nei due anni tra il 2009 ed il 2011 S&P 500 ed Oro si sono mossi in parallelo. Quando poi i mercati finanziari hanno ripreso a salire, come è stato dal 2009 a tutt’oggi, l’andamento del metallo giallo segna nettamente il passo, perdendo la sua funzione di bene rifugio.
Nella tabella sopra abbiamo pubblicato i rendimenti reali, dal 1975 al 2018, delle 3 asset class principali, aggiungendo ad Oro ed S&P 500 anche i Bond. Nella successiva possiamo invece notare le correlazioni esistenti tra le tre asset class.
Il concetto di correlazione è collegato alla diversificazione ed alla sua efficacia.
La diversificazione è uno dei principi cardine per costruire un solido portafoglio. Significa ripartire il capitale su diverse tipologie di attività finanziarie. In pratica corrisponde al detto non mettere le uova nello stesso cesto. Se operata con criterio permette di ridurre l’esposizione al rischio del portafoglio e, contemporaneamente, di non intaccare eccessivamente la possibile performance. Non significa massimizzare i profitti, ma è pensata per limitare i danni in fasi di forte turbolenza dei mercati finanziari.
A volte non basta aumentare il numero di strumenti in portafoglio per ridurre il rischio, ma è necessario analizzare la correlazione tra le varie attività finanziarie. In pratica il “coefficiente di correlazione” è un indicatore utile a valutare l’intensità con cui due o più strumenti finanziari si muovono reciprocamente. Il suo valore, che può variare tra -1 e +1 può fornire importanti informazioni:
- quando è positivo, i due strumenti si “muovono insieme”, nella stessa direzione (il titolo A e B crescono o scendono insieme);
- quando è negativo i due strumenti si muovono in “direzioni opposte” (il titolo A scende e B sale, o viceversa);
- infine, quando il coefficiente è intorno allo zero, siamo di fronte a due titoli che si muovono in modo slegato tra di loro.
La correlazione è dinamica e cambia nel tempo. Questa variabilità va a riflettersi direttamente sull’efficacia della diversificazione e sul suo potere protettivo.
Dai dati esposti possiamo confermare che gli investimenti in Oro assumono una funzione protettiva, una sorta di assicurazione.
E’ quindi uno strumento semplice da inserire in Portafoglio per ridurre i rischi, offrendo dei guadagni quando il mercato azionario ed il mercato immobiliare crollano o sono deboli per molto tempo. Come qualsiasi assicurazione finanziaria, il premio da pagare è ridotto quando la situazione nei mercati è tranquilla. L’esempio tipico è l’assicurazione sulla casa, nessuno vi rinuncia solo per il fatto che non si sia mai verificata una situazione che ne giustifichi la copertura.
Nell’ultima tabella prendiamo in considerazione un portafoglio medio americano, composto per il 60% da azionario e 40% da titoli obbligazionari nel periodo 1976-2015. L’inserimento di una % di investimenti in Oro ha mitigato le perdite nel peggior anno, il 2008 e nel contempo ha aumentato i rendimenti nel periodo 2000-2004.
In un orizzonte temporale di lungo termine (40 anni) l’Oro ha avuto una funzione di riduzione del rischio complessivo di portafoglio.
I dati sarebbero peggiorativi se aggiornassimo le statistiche sino ai giorni nostri. Ma proprio in considerazione del fatto che:
- i mercati azionari principali stanno tornando vicino ai massimi;
- i rendimenti dell’obbligazionario sono zero o anche sotto (vedi Bund)
l’Oro potrebbe riservare parecchie soddisfazioni per gli investitori. Contattaci se ti interessa sapere i migliori strumenti da inserire nel portafoglio.
Fabrizio Taccuso
2 Responses
Ottimo articolo. Complimenti!
Grazie mille!