La Finanza comportamentale è la branca degli studi economici che analizza i comportamenti degli investitori quando compiono scelte finanziarie.
La finanza comportamentale include nei propri modelli i principi di psicologia legati al comportamento individuale e sociale.
Secondo la teoria finanziaria classica gli individui sono perfettamente razionali e agiscono utilizzando tutte le informazioni a propria disposizione. Ricerche empiriche hanno tuttavia mostrato che gli investitori commettono sistematicamente errori. Quando devono compiere una scelta in una situazione di incertezza, ricorrono alle euristiche, cioè a delle scorciatoie, delle semplificazioni usate per risolvere in modo semplice dei problemi complessi.
In pratica l’uomo è soggetto a una serie di anomalie comportamentali, chiamate anche “bias” che non trovano risposta nei modelli razionali della finanza classica.
I principali errori che gli individui commettono possono essere schematizzati in due macro categorie:
- Errori cognitivi
- Errori emotivi
Solo per citare alcuni esempi ricordiamo l’overconfidence e l’underconfidence, che portano l’investitore ad avere troppa o troppo poca fiducia nell’attendibilità di una previsione. Lo stesso dicasi per l’eccessivo ottimismo, che induce a sovrastimare le proprie capacità. E anche l’illusione del controllo, che porta l’individuo a riconoscere elementi di abilità controllabili, in situazioni che generalmente sono considerate casuali,

Finanza comportamentale – Bias
Secondo la finanza comportamentale prendere coscienza di queste “deviazioni” dal sentiero di razionalità diventa essenziale.
Ciò allo scopo di identificare ed arginare tutti i comportamenti dannosi che possono generare non solo inefficienze, ma una vera e propria distruzione di ricchezza.
Le “anomalie comportamentali” appena citate portano a:
- bassa partecipazione al mercato azionario;
- errori di percezione della relazione rischio e rendimento;
- scarsa diversificazione;
- eccessiva movimentazione del portafoglio
Emozioni, paure, rimpianti, illusioni, orizzonti temporali troppo corti ci ingannano, portandoci a decidere nei momenti sbagliati, a temere perdite improbabili, a ignorare i veri pericoli in agguato.
I meccanismi del cervello umano non sono adatti alla gestione previdente dei risparmi.
Sentimenti ed emozioni (come la paura o il dolore), utilissimi in altri campi d’azione (e che hanno portato a potenti vantaggi evolutivi per la nostra specie), quando ci sono i soldi in ballo diventano paralizzanti.
Secondo il Prof. Legrenzi, psicologo e accademico a Cà Foscari, una buona “educazione finanziaria” non consiste tanto nell’apprendere una serie di cognizioni tecniche, ma piuttosto nel capire come lavora la nostra mente, le “distorsioni cognitive” che produce, e come è possibile correggerle.
Daniel Kahneman, psicologo, vincitore del Nobel per l’Economia nel 2002, ha dimostrato l’asimmetria tra perdite e guadagni.
Le perdite provocano un dolore che è molto superiore al piacere che deriva dai guadagni. In base a questo assunto, quando ci occupiamo di risparmi, il primo obiettivo è cercare di evitare le perdite, più che guadagnare. E questo porta talvolta a conseguenze paradossali: ci sono persone che investono in titoli di stato “sicuri”, americani o tedeschi, che hanno rendimenti reali (al netto dell’inflazione) negativi. In pratica per evitare il rischio di perdite maggiori, accettiamo una perdita certa.
Oltre al “dolore per la perdita” un ruolo molto importante è giocato dalla paura.
E’ un’emozione importantissima nella nostra storia evolutiva. Ci ha aiutato e ci aiuta a stare lontano dai pericoli e ci mette in guardia da errori che potrebbero essersi fatali. Ma nel campo degli investimenti finanziari è proprio la paura che ci fa sbagliare. Ad esempio tiene i risparmiatori lontano dai mercati azionari quando le quotazioni crollano. Ma è proprio in quel momento che ci sono buone occasioni e sarebbe opportuno comprare. Paradossalmente dovremmo invece avere paura quando le azioni sono alte ed è il momento di vendere. Ma è proprio in quel momento che, invece, le persone corrono a comprare.
Ciò accade solo nel campo della finanza. In tutti gli altri ambiti non funziona così. Pensiamo ad esempio a quando ci sono i saldi e corriamo ad acquistare i vestiti, piuttosto che i telefonini o i televisori.
Come possiamo difenderci dai nostri errori cognitivi?
Sempre secondo il Prof. Legrenzi dovremmo accettare l’idea di affidare i nostri soldi ai professionisti della finanza. La ricetta per risolvere il problema di gestire al meglio il nostro patrimonio consiste nel delegare a un terzo la sua cura. Una decisione non solo opportuna ma assolutamente necessaria. Per proteggere i nostri figli dalle nostre paure e mancanze.
Un consulente professionista, meglio se indipendente, è più distaccato.
Agisce meglio perché i soldi non sono suoi ed è meno coinvolto emotivamente. L’atteggiamento giusto nei confronti dei soldi investiti, dovrebbe essere proprio questo: non guardarli con ansia, lasciarli dove sono noncuranti degli alti e bassi temporanei dei mercati, e fidarsi di chi li amministra.
Dal momento che non esiste un metodo vincente in assoluto, il consulente finanziario indipendente ti aiuta ad applicare una strategia coerente con il tuo orizzonte temporale e i tuoi obiettivi e progetti di vita. Tutto ciò significa fare pianificazione finanziaria.
Uno dei “segreti” consiste nella diversificazione degli investimenti.
Un buon consulente finanziario ripartisce il rischio e investe in settori economici e aree diverse. Spesso gli investitori, invece, concentrano la “scommessa” su unico tavolo, ricorrendo a strumenti “noti” e vicini”. Ma è proprio così che si rischia molto di più.
La finanza comportamentale afferma che “siamo fatti male per gestire i nostri soldi”.
Dobbiamo assolutamente fare qualcosa per permettere al nostro patrimonio di crescere. Ne va del benessere nostro e delle generazioni future, afferma il Prof. Legrenzi. “Questa è la prima generazione dal dopoguerra in poi che avrà in media redditi più bassi della generazione precedente”. Far crescere il patrimonio è un imperativo categorico. Chi oggi ha dei patrimoni ha la grande responsabilità di preservarli e accrescerne il valore per trasmetterli alle future generazioni che staranno peggio, molto peggio dei loro padri.
Ci attende un compito improbo, anche per colpa delle nostre emozioni e del funzionamento del nostro cervello quando prendiamo decisioni relativa agli investimenti. “La ricerca assoluta della sicurezza comporta un altrettanto assoluta certezza di distruggere il valore dei propri risparmi” mette in guardia Legrenzi. Perché gli investimenti sicuri offrono rendimenti reali negativi. Ovvero non proteggono dall’inflazione. E così anno dopo anno noi dilapidiamo il nostro patrimonio.
Non solo non cresce ma ne perdiamo ogni anno un pezzo per strada. Finché tra dieci o vent’anni tutta la fatica che avremo fatto per accumulare ricchezza sarà vana, perché il nostro patrimonio sarà stato intaccato dall’inflazione. O da investimenti sbagliati.
Diverse ricerche e studi dimostrano che gli investitori che si affidano ai consulenti finanziari hanno questi vantaggi:
- maggiori ritorni, sia in termini di rendimento atteso, che in termini di sicurezza;
- minor rischio;
- minori probabilità di perdite;
- maggiore diversificazione.
Se in questi anni hai perso soldi, anziché aumentare la tua ricchezza, se non hai abbastanza tempo da dedicare ai tuoi interessi finanziari, o semplicemente sei eccessivamente emotivo/a,
probabilmente è arrivato il momento di cambiare qualcosa…
Fabrizio Taccuso
