Il bilancio da inizio anno e gli scenari futuri

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Mercati finanziari - Bilancio 2021

Il primo bilancio del 2021 dopo due terzi dell’anno.

I mercati finanziari stanno mettendo a segno rialzi importanti.

Wall Street ha concluso il settimo mese consecutivo di rialzi. Vedremo ora l’andamento del mese di Settembre, che è tradizionalmente il peggior mese dell’anno.

Chi ha fatto meglio

Le Criptovalute sono gli asset che, ad oggi, hanno ottenuto la migliore performance. In particolare Ethereum che a fine 2020 quotava tra 700 e 800 dollari contro i 3700 attuali. Anche Bitcoin è cresciuto di oltre il 60%. Tutto ciò nonostante la guerra fatta a questi asset da parte di alcuni Paesi, Cina in primis, che ha cercato di chiudere più canali possibili, onde evitare una fuga di capitali.

Rialzi consistenti sono stati messi a segno anche dalle materie prime (Commodity), in particolare il petrolio che sfiora il 50% da inizio anno. L’attuale scenario ha permesso forti apprezzamenti anche delle Borse che hanno una forte correlazione con le materie prime, come la Russia, che rimane tuttavia un mercato speculativo e caratterizzato da forte volatilità.

Fra i Paesi più evoluti le migliori performance sono arrivate dal mercato americano, con Nasdaq e SP500 trascinati in particolare dal settore tecnologico, mentre in Europa è la borsa di Amsterdam a primeggiare con un +25%.

Fanalini di coda in Europa risultano Spagna e Portogallo, con un +8% circa, che è poca cosa se confrontato con una media del 18% dell’indice Eurostoxx che raggruppa i primi 50 titoli del Vecchio Continente.

Gli asset negativi

In un contesto molto positivo, non sono mancati gli asset che ad oggi presentano una performance negativa. Prime fra tutti le azioni Cinesi, di cui abbiamo parlato nel precedente articolo. La Cina da inizio anno perde circa il 10%. Male anche l’argento e la Turchia.

Annata negativa anche per i bond che mediamente scendono di quasi 2 punti. Ciò è dovuto in larga parte al rimbalzo economico globale che ha causato un rialzo dei tassi di mercato, dopo una forte compressione avvenuta nel 2020. Un discorso a parte va fatto per le obbligazioni legate all’inflazione (inflation linked) che sono positive e con prospettive future.

A che punto è la ripresa dall’inizio della pandemia? Quali Paesi hanno recuperato il gap e quali invece rimangono ancora sotto i livelli pre Pandemia?

Ad oggi solo gli Usa tra i Paesi avanzati sono ritornati, in termini di Pil reale, sopra il livelli precedenti al Covid-19. Si tratta di quasi 1% in più rispetto ai livelli di Pil di fine 2019.

Fanalini di coda sono Gran Bretagna e Italia che rimangono ancora al di sotto di circa il 4%. Poco meglio Germania, Francia e Giappone, nonostante manchino ancora quasi tre punti per recuperare interamente il gap perduto durante la crisi pandemica.

A fronte di un Pil cresciuto dell’1%, gli indici americani sono letteralmente volati!

Infatti l’indice SP500 ha messo a segno un rialzo del 40%, mentre il Nasdaq è salito del 77%, ridicolizzando o quasi, il ribasso di marzo 2020.

Di fronte a questi numeri possiamo fare due semplici considerazioni:

  • il rialzo del mercato azionario americano risente in modo quasi totalitario della politica quantitativa della Fed;
  • i prezzi attuali scontano una crescita futura molto elevata per almeno 5 anni, accompagnata da un’inflazione compresa tra il 2 e il 3%.

Gli Usa si sono rivelati il Paese più reattivo del G7.

Le cause di questa dinamica vanno ricercate nel suo tessuto economico (Big-Five ossia Apple, Google, Microsof, Amazon e Facebook) e soprattutto nelle maggiori risorse impiegate per fronteggiare la crisi pandemica. Grazie ad esse è stato possibile avere una crescita della domanda durante la fase recessiva. A ciò si è aggiunto addirittura un miglioramento delle posizioni debitorie private, rafforzando così il potere di acquisto dei consumatori.

Ma quali sono queste risorse impiegate?

Non si tratta di un tesoretto che gli Usa hanno accumulato in passato, ma semplicemente di un massiccio ricorso al debito. Ciò provocherà un deficit ben superiore al 5% per almeno 4 anni, da quanto si percepisce leggendo la riforma dell’amministrazione Biden.

Parallelamente gli altri Paesi, compreso il Giappone, salvo il deficit formatosi durante la pandemia, ricorreranno in misura più limitata al debito. Basti pensare che già a partire dal 2022 scenderanno al di sotto del 5% di deficit. Solo l’Italia dovrebbe stazionare intorno al 6% di deficit, per poi scendere nel 2023 sotto il 5%

Lo scenario (probabile) futuro dei mercati finanziari

Ci aspettiamo una Fed sempre molto espansiva, nonostante il Tapering che sarà annunciato nella riunione del 2-3 novembre. Non dovremmo meravigliarci quindi, se la montagna partorisse un topolino, in quanto ciò rientrerebbe in una Fed subordinata alla volontà del Governo, destinato ad emettere oltre un trilione l’anno di nuovo debito.

L’alternativa, invece, potrebbe essere quella di una Fed imparziale. Ma ciò obbligherebbe l’amministrazione Biden ad attuare una riforma fiscale volta a reperire le risorse necessarie per attuare il proprio programma. In sostanza aumento delle tasse, che il Congresso difficilmente approverebbe interamente. Questo scenario, ad oggi poco probabile per varie ragioni, rappresenterebbe un catalizzatore decisamente negativo per i mercati finanziari, azionario in particolare.

Attualmente Wall Street sta guardando esclusivamente allo scenario prevedibile, snobbando gli altri scenari. Ci riferiamo ad eventuali tensioni geopolitiche (Cina e Aghanistan in primis) o una terza ondata pandemica che quasi probabilmente si presenterà durante il prossimo autunno-inverno. Ci avviamo verso la ripresa delle scuole e di molte attività produttive ed è lecito aspettarsi, con l’aumento dei contatti sociali, una ripresa dei contagi.

Detto ciò, anche in caso di “Tapering leggero”, la Fed finirebbe comunque per sottrarre liquidità al mercato. Questo comporterà un clima di maggior volatilità sui mercati, e soprattutto un rapporto rischio e rendimento poco favorevole per gli investitori.

E’ utile ribadire due concetti:

  • i consistenti aiuti delle Banche Centrali hanno portato a quotazioni troppo elevate;
  • le economie mondiali saranno destinate a ridimensionare il loro tasso di crescita.

Pertanto nei prossimi mesi non sarà facile ottenere rendimenti elevati.

A nostro parere saranno imprescindibili un’oculata gestione del rischio e un’efficace selezione e diversificazione degli asset finanziari.

Se non sai come fare, o sei scontento di chi sta seguendo attualmente, è tempo di rivolgerti ad un consulente finanziario indipendente che mette sempre al centro i tuoi obiettivi finanziari…

Fabrizio Taccuso | Consulenza Vincente

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