Milena Gabanelli in un video di poco più di due minuti parla della della consulenza finanziaria indipendente e descrive i vantaggi per i clienti.
Milena Gabanelli ha la grande qualità di andare dritta al punto, usando un linguaggio chiaro e comprensibile a tutti.
E anche questa volta non si smentisce. Guarda il video che dura poco più di 2 minuti
Il mercato del risparmio è dominato dalle banche e dalle assicurazioni che hanno sempre venduto al cliente ciò che era meglio per loro.
Milena Gabanelli parla dei consulenti indipendenti
Ecco i punti salienti, cliccando sul link è possibile leggere l’intero articolo.
Da un paio d’anni le norme europee hanno imposto regole più rigide e istituito l’Albo dei consulenti puri, ossia tutti coloro che erogano la consulenza finanziaria indipendente.
Siamo vigilati da un Organismo apposito (Ocf) controllato a sua volta dalla Consob; ad oggi in Italia siamo complessivamente 306 soggetti. Siamo pagati esclusivamente a parcella (esattamente come gli avvocati ed i commercialisti) per consigliare soluzioni efficienti adatte ai nostri clienti. Non collochiamo, né vendiamo prodotti. Dobbiamo avere i seguenti requisiti:
- onorabilità (non avere pendenze penali);
- nessun legame (indipendenza) con banche, fondi e assicurazioni nemmeno a livello familiare;
Milena Gabanelli, come lavorano in pratica i consulenti finanziari indipendenti?
Negli ultimi anni le Normative Mifid e Mifid 2 hanno messo le basi per un cambiamento, rendendo obbligatoria:
- la profilatura del cliente, ossia esperienza, conoscenza degli strumenti, capacità di sopportare i rischi ecc.
- maggiore trasparenza sulla rendicontazione dei costi e sulle modalità di remunerazione dei vari servizi, consulenza compresa, da parte di tutti gli intermediari.
Analizzano l’intera situazione patrimoniale del cliente, non considerando solo la parte finanziaria ma anche le coperture assicurative, la Previdenza, altre tutele patrimoniali, costruendo una “ricetta” personalizzata. Poi seguono il cliente nella trattativa con la banca in cui tiene i soldi, allo scopo di finalizzare nel modo migliore l’acquisto o la vendita degli strumenti consigliati.
I costi di gestione, continua Milena Gabanelli, possono essere oltre dieci volte inferiori rispetto a quelli dei fondi tradizionali, proprio perché non devono remunerare né un gestore né una rete di vendita.
Banche, assicurazioni e reti di promozione finanziaria hanno sempre venduto al cliente sia prodotti che consulenza «implicita». Vuol dire che dentro alla voce «commissione» che il cliente paga per acquistare azioni, obbligazioni o fondi assicurativi, una parte va a remunerare il venditore.
Una formula che lascia aperta la porta a un conflitto di interessi – ti vendo quello che conviene a me, anche se non sei in grado di capirlo, né di sopportarne la rischiosità – e che fa pensare al cliente di non aver pagato anche per il consiglio.
Milena Gabanelli – Remunerazione consulenza
Quanto costa il «consiglio» secondo Milena Gabanelli?
La parcella varia in base alla complessità del portafoglio ed in base al tempo che il consulente deve dedicare. In soldoni parliamo di una cifra che può oscillare da un massimo dell’1% del patrimonio fino allo 0,4% (portafoglio di grandi dimensioni). In Gran Bretagna, dove il modello della consulenza indipendente è maggioritario, uno studio del 2016 segnalava parcelle orarie tra le 150 e le 195 sterline. A questi costi va aggiunto quello degli strumenti e delle transazioni.
Ciò che è importante sottolineare è che il consulente finanziario indipendente consiglia solo le migliori soluzioni, che in finanza hanno anche costi molto bassi. Consigliare strumenti costosi in linea generale è sia contro il nostro interesse che quello dei nostri clienti. Invece per quel che riguarda gli intermediari, nei rendiconti Mifid troviamo spesso un costo complessivo (le statistiche attestano tra il 2 e 3% annuo) che comprende anche la remunerazione del venditore, nonostante sia obbligatorio segnalarla in modo chiaro.
Quali sono i prodotti consigliati
Gli Etf, Exchange Traded Fund, sono gli strumenti più consigliati dai consulenti indipendenti. Ne abbiamo parlato in diversi articoli; sono adatti anche a chi ha disponibiltà più contenute. Riproducono nel modo più fedele possibile un indice di mercato e ciò consente grande diversificazione e riduzione del rischio.
Prendiamo l’S&P 500, il paniere dei 500 titoli più importanti quotati a Wall Street: gli Etf che lo «copiano» offrono agli investitori la possibilità di comprare l’indice della Borsa americana con commissioni di gestione che non superano lo 0,15%, i più economici arrivano addirittura allo 0,05%.
Con i fondi comuni tradizionali il costo sarebbe stato tra l’1,5% e il 2,5%. Tale costo raramente viene ripagato da una performance migliore rispetto a quella dell’indice.
Milena Gabanelli – ETF vs Fondi Comuni
Dall’analisi Morningstar del giugno 2019, negli ultimi dieci anni il 91,2% dei fondi disponibili per gli investitori europei che investono sulla Borsa Usa non è riuscito a battere gli Etf che investono a WallStreet.
A conti fatti, quindi, se si considera il peso dei costi in un lasso di tempo molto lungo – che comprende anche periodi di calo delle quotazioni – la maggior parte dei gestori attivi non produce alcun valore aggiunto.