Investire in obbligazioni (o bond) è tornato a essere una valida opportunità d’investimento in un contesto geopolitico e finanziario alquanto turbolento.
Cosa sono e le caratteristiche delle obbligazioni
Le obbligazioni sono strumenti di debito che permettono a un soggetto emittente di finanziarsi a tassi di mercato. Per gli investitori, invece, offrono un rendimento periodico (cedola) con un grado di certezza relativamente alto, oltre al rimborso del capitale a scadenza.
Detenere obbligazioni ti garantisce maggiore tutela rispetto agli azionisti. Oltre a ricevere una cedola certa (semestrale o annuale), hai un diritto di prelazione più elevato in caso di fallimento dell’emittente.
Le obbligazioni presentano alcune caratteristiche chiave:
- il valore nominale, ovvero il capitale sottoscritto, che coincide con l’importo che l’emittente si impegna a restituire a scadenza;
- il tasso nominale di interesse, cioè il rapporto percentuale tra l’interesse annuo e il valore nominale. La cedola rappresenta l’interesse periodico che l’emittente paga agli obbligazionisti;
- il valore di rimborso: è il valore al quale viene rimborsata l’obbligazione, solitamente coincidente con il valore nominale;
- la durata del prestito: è il periodo tra la data di emissione e quella di scadenza.
Perché investire in obbligazioni?
Prima di investire in qualsiasi strumento finanziario, è essenziale comprendere il ruolo che un’asset class deve assolvere all’interno del portafoglio. Altrimenti, si rischia di operare senza una strategia.
Investire in obbligazioni protegge il portafoglio durante le crisi o le recessioni, quando le azioni subiscono ribassi e consente di ottenere un reddito certo periodico. Le obbligazioni fungono così da bene rifugio, o “safe asset”.
Destinare parte del portafoglio a strumenti difensivi ti permette di ridurre l’impatto delle perdite durante le fasi negative del mercato. Allo stesso tempo puoi massimizzare i benefici della diversificazione.
Storicamente, le obbligazioni a lunga scadenza con rating elevato presentano una correlazione leggermente inversa al mercato azionario, salvo rare eccezioni come avvenuto nel 2022.
Il contesto attuale e la storia recente
Negli ultimi due anni, il mercato obbligazionario ha attraversato un periodo turbolento. A partire da gennaio 2022, la Federal Reserve ha dato avvio a un forte rialzo dei tassi. Ciò ha provocato consistenti perdite al prezzo dei titoli a tasso fisso. Già nel corso del 2023 molti investitori hanno puntato sulle obbligazioni sperando in una progressivo taglio dei tassi da parte delle Banche Centrali. Tuttavia, la politica monetaria si è rivelata più restrittiva del previsto, con tassi che hanno continuato a rimanere elevati per buona parte del 2024. Ciò ha comportato ulteriori perdite per chi aveva puntato su un rapido ribasso.
Un mercato in cambiamento: dai rialzi ai tassi reali positivi
I continui rialzi dei rendimenti obbligazionari, sostenuti dai tassi della Fed ai massimi degli ultimi 20 anni e da una significativa riduzione dell’inflazione, hanno cambiato il panorama degli investimenti. Ora, i tassi reali, ovvero quelli corretti per l’inflazione, sono tornati in territorio positivo. Questo significa che, dopo anni di rendimenti negativi o vicini allo zero, le obbligazioni offrono di nuovo opportunità di guadagno reale per gli investitori.
Da qualche mese, l’inflazione sembra essere sotto controllo e l’atteso ribasso dei tassi è finalmente diventato realtà. La Bce ha tagliato i tassi di 0,25% il 12 Settembre e la Fed li ha abbassati di 0,50 basis point il 18 Settembre.
Dal momento che i mercati si muovono sulle aspettative, tutto ciò ha reso il mercato obbligazionario particolarmente attraente. Tutto ciò soprattutto per chi cerca una fonte di rendimento stabile in un contesto di incertezza economica.
Nel grafico dei rendimenti reali a 10 anni, è possibile osservare livelli storicamente appetibili. E’ un chiaro segnale che l’investimento in obbligazioni può rappresentare una mossa intelligente per chi cerca di capitalizzare su questo nuovo ciclo economico.
Le tipologie di Obbligazioni
Le obbligazioni possono essere classificate in vari modi. Di seguito le principali categorie basate sulla natura dell’emittente.
Classificazione per natura dell’emittente
Le obbligazioni si dividono in tre gruppi principali:
- Titoli governativi, emessi dagli Stati sovrani, enti locali o enti pubblici non territoriali. Questi sono generalmente considerati i più sicuri sul mercato, offrendo spesso interessi inferiori in cambio di una garanzia reale.
- Titoli sovranazionali, emessi da istituzioni come la Banca Mondiale (World Bank), la BEI (Banca Europea per gli Investimenti), la BIRS (Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo), la BERS (Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo) e la IADB (Inter-American Development Bank). Questi titoli offrono una garanzia multi-statale, basata sulla partecipazione degli stati membri.
- Obbligazioni societarie (corporate), emesse da imprese private o banche. Oggi, titoli obbligazionari emessi da blue-chip come Apple, Amazon o Google offrono rendimenti reali superiori rispetto a strumenti governativi di pari maturità. Le agenzie di rating (Moody’s, Standard & Poor’s, Fitch) valutano queste obbligazioni con lo stesso livello di rischio dei titoli sovrani.
Periodicità dei flussi di cassa
Esistono titoli con un singolo flusso in uscita (l’acquisto del titolo) e uno in entrata (rimborso del capitale a scadenza), chiamati zero coupon bond. Altri titoli distribuiscono flussi periodici sotto forma di cedole, detti coupon bond, con pagamenti trimestrali, semestrali o annuali.
In base alla modalità di pagamento degli interessi
Le obbligazioni si suddividono in due categorie principali:
- Tasso fisso, che garantiscono un interesse predeterminato fino alla scadenza, non influenzato dai movimenti di mercato.
- Tasso variabile, con interessi variabili in base all’evoluzione del mercato. Questi titoli sono più “sicuri” perché offrono rendimenti allineati ai tassi di mercato, spesso legati a indici finanziari (come Euribor), indici reali (TIPS – Treasury Inflation-Protected Securities) o valute (tasso di cambio).
Durata delle obbligazioni
Le obbligazioni si classificano anche per la loro durata (maturity):
- Titoli a breve termine (fino a 12-18 mesi), come i Treasury Bills USA, altamente liquidi e a basso rischio.
- Titoli a medio-lungo termine (18-60 mesi), come i Treasury Notes USA, con scadenze tra i 2 e i 10 anni.
- Titoli a lungo termine, con scadenza superiore a 60 mesi, come i Treasury Bonds USA, con durata fino a 20 anni o più.
Il concetto di vita residua
È fondamentale comprendere il concetto di vita residua di un’obbligazione, poiché una scadenza più lunga rende il titolo più sensibile alle variazioni dei tassi di mercato.
In un contesto di tassi elevati, come quello attuale, investire in obbligazioni a tasso fisso è l’alternativa migliore per ottenere rendimenti stabili, evitando il rischio di ribassi futuri dei tassi di mercato dovuti a nuove politiche monetarie delle banche centrali.
Fino a due anni fa, le obbligazioni a tasso variabile offrivano rendimenti negativi, a causa delle politiche monetarie delle banche centrali, che avevano inondato il sistema di liquidità per combattere la deflazione. Oggi, con tassi storicamente elevati, soprattutto in termini reali, i bond a tasso fisso sono una scelta sicura per chi cerca rendite certe.
Il rischio di optare per un bond a tasso variabile oggi è di trovarsi tra qualche anno con rendimenti di mercato bassi, dovuti a una possibile recessione o a una stabilizzazione economica.
Un investitore con 1 milione di euro, ad esempio, potrebbe oggi investire in obbligazioni a lunga scadenza, ottenendo una rendita annua tra i 30 e 40 mila euro netti. Questo rende evidente quanto siano rilevanti i tassi attuali per l’economia, rappresentando un disincentivo a investire in capitale di rischio.
I rischi delle Obbligazioni
Le obbligazioni, come tutte le attività finanziarie, comportano dei rischi. Di solito, un interesse più elevato corrisponde a un rischio maggiore, mentre un rendimento inferiore indica una maggiore sicurezza. Oggi, con la curva dei tassi tornata positiva, chi investe in prodotti a lunga scadenza è premiato con tassi più elevati.
I principali rischi associati alle obbligazioni sono:
- Rischio di interesse: si verifica quando il prezzo del titolo diminuisce a causa delle variazioni dei tassi di interesse. Questo è particolarmente rilevante per le obbligazioni a tasso fisso e a lunga scadenza, poiché i tassi fissi non possono adattarsi alle variazioni del mercato. Al contrario, i titoli a tasso variabile adeguano le cedole e subiscono meno fluttuazioni di prezzo.
- Rischio di credito (o rischio emittente): si riferisce alla possibilità che l’emittente non rimborsi il capitale o gli interessi in tutto o in parte.
- Rischio di liquidità: riguarda la difficoltà di vendere le obbligazioni rapidamente e senza perdite significative prima della loro scadenza.
- Rischio di cambio: si presenta quando si acquistano obbligazioni in valute diverse dalla propria. Le variazioni nei tassi di cambio tra le valute possono influire negativamente sul rendimento.
La duration o durata finanziaria
La duration è una misura che rappresenta il tempo medio di recupero dei flussi di cassa di un’obbligazione ed è essenziale per valutare la sua sensibilità ai cambiamenti dei tassi di interesse. La modified duration misura direttamente questa sensibilità.
Per esempio:
- Un bond con una duration di 5 anni vedrà il suo prezzo diminuire del 5% se i tassi aumentano dell’1%.
- Un bond con una duration di 10 anni subirà una diminuzione del 10% nello stesso scenario.
Questo concetto è particolarmente rilevante per i bond a tasso fisso, mentre per quelli a tasso variabile la duration è quasi nulla.
Un esempio pratico: il Bond Francia (OAT) con scadenza nel 2072. Questo titolo, con una duration elevata, ha visto le sue quotazioni crollare drasticamente a seguito dell’aumento dei tassi delle banche centrali, dimostrando quanto sia sensibile alle variazioni dei tassi di interesse.
Il rischio emittente
Un aspetto cruciale nella valutazione di un bond è il rischio associato all’emittente, ossia la possibilità che questo non sia in grado di onorare il pagamento degli interessi o del capitale alla scadenza, portando a una situazione di default. Un esempio emblematico può essere il caso del Messico, dove storicamente si sono verificati episodi di crisi del debito che hanno messo in luce l’importanza di valutare con attenzione il rischio emittente.
Le principali agenzie di rating, come Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch, hanno un ruolo chiave nell’analisi e valutazione del rischio creditizio. Queste agenzie attribuiscono una valutazione basata su diversi fattori economici e finanziari, che è utilizzata dagli investitori per comprendere il grado di rischio associato a un determinato emittente.
Le categorie di rating principali:
- Titoli investment grade: obbligazioni con un rating relativamente sicuro. Se almeno due delle tre principali agenzie classificano un bond in questa categoria, significa che il rischio di insolvenza è considerato basso. Questi titoli vengono anche definiti “CORE” per indicare la loro affidabilità.
- Titoli non investment grade: obbligazioni che presentano un rischio maggiore di default. In questo caso, almeno due agenzie su tre attribuiscono un rating che identifica un rischio elevato. Questi bond sono noti anche come High Yield Bonds, in quanto il maggior rischio viene compensato da un interesse più alto.
Importanza della classificazione per rischio
La classificazione del rischio di un’obbligazione è fondamentale perché influisce direttamente sul tasso di interesse che l’emittente deve offrire agli investitori per compensare il rischio di default. Questo tasso aggiuntivo viene definito “premio per il rischio emittente”. Più alto è il rischio associato all’emittente, maggiore sarà il premio richiesto dagli investitori. Ad esempio, i paesi o le aziende con un rating basso o in situazione di crisi devono offrire rendimenti più elevati per attrarre capitali, come nel caso dei bond messicani durante le fasi di crisi del debito.
Ad esempio, se confrontiamo i bond governativi emessi da Italia e Germania, notiamo che la Germania ha un rating più elevato. Per molte agenzie ha rating AAA rispetto all’Italia valutata BBB.
Ciò significa che, secondo le agenzie di rating, la Germania ha una probabilità molto bassa di inadempienza sui suoi bond, mentre l’Italia ha un rischio più elevato.
Di conseguenza, per compensare gli investitori per il rischio maggiore, l’Italia deve offre tassi di interesse più elevati sui bond rispetto alla Germania. Tutti ormai conosciamo il termine “spread” abbinato alla coppia Btp/Bund. Ebbene, questo non è altro che il differenziale di rendimento tra due titoli di Stato di pari scadenza di due diversi Paesi. Lo spread misura il rischio emittente da un punto di vista politico, economico e finanziario.
Attualmente è poco sopra i 140Bps (punti base). Quindi se un bond decennale tedesco offre un rendimento del 2.10%, un bond decennale italiano ha un rendimento del 3.50% per compensare il rischio aggiuntivo considerano stessa maturità.
In sostanza, il rischio emittente riflette le aspettative del mercato sulla solvibilità di un emittente e influisce sui rendimenti offerti ai bondholders.
A proposito di rischio emittente, gli spread più visibili sono quelli tra titoli di Stato o obbligazioni societarie e le obbligazioni cosiddette “no investment grade”. Queste ultime appartengono alla categoria dei titoli High Yield, che attualmente rendono mediamente oltre il 3,39% in più rispetto ai titoli governativi ad alto rating.
Nel grafico possiamo osservare come, nel 2022, lo spread tra titoli High Yield e bond ad alto rating sia aumentato notevolmente, raggiungendo il 5,67%. Queste obbligazioni sono strettamente correlate all’andamento dei mercati azionari: quando gli indici azionari salgono, tali obbligazioni tendono a ridurre lo spread (premio al rischio) rispetto ai bond tripla A. Al contrario, in caso di mercati avversi alle azioni, lo spread può salire anche sopra il 10%, come abbiamo visto durante la pandemia o la crisi del 2008. Le cause di tale ampliamento sono da ricercare nell’aumento della probabilità di default degli emittenti meno solidi.
Al momento, la misurazione di questo spread è una delle metriche più importanti da monitorare come indicatore di una possibile recessione o rallentamento economico.
I tassi di interesse
I tassi di interesse dipendono da diversi fattori principali:
- Politica monetaria delle Banche Centrali
- Ciclo economico
- Fiducia nell’emittente
Le Banche Centrali svolgono un ruolo determinante nella formazione dei tassi di interesse. Esse fissano il cosiddetto tasso di sconto, che influenza altri tassi, come quello overnight, utilizzato dalle banche d’affari per scambiare liquidità nel corso della notte.
Nel Regno Unito, questo tasso è chiamato SONIA (Sterling Overnight Index Average), mentre negli Stati Uniti si chiama SOFR (Security Overnight Financing Rate), introdotto dopo alcuni scandali che hanno coinvolto diverse banche d’affari a livello mondiale.
A cascata, questi tassi influenzano tutti gli altri tassi, come l’Euribor (per scadenze inferiori ai 18 mesi) e l’Eurirs (per scadenze a lungo termine) nell’UE. Di conseguenza, questa dinamica si riflette in gran parte sui rendimenti delle obbligazioni quotate sul mercato.
Come menzionato in precedenza, se i tassi scendono, le quotazioni delle obbligazioni aumentano, riducendo il rendimento. Tuttavia, la dinamica tra tassi di breve termine e tassi di lungo termine non è uniforme: i tassi di breve termine sono strettamente collegati alla politica monetaria, mentre quelli di lungo termine dipendono da altre variabili, come il ciclo economico.
Il ciclo economico influisce notevolmente sui tassi a lungo termine, poiché crea aspettative di mercato che tendono a scontare anticipatamente la futura politica monetaria delle Banche Centrali.
Attualmente, come già accennato, la curva dei tassi si è riportata in territorio positivo dopo due anni, registrando l’inversione più marcata mai osservata. Questo indica che i trader stanno prezzando un possibile primo taglio dei tassi negli Stati Uniti nel breve periodo, il quale potrebbe arrivare già mercoledì 18 settembre, sostenendo l’ipotesi di una recessione negli USA.
Oltre alla recessione negli Stati Uniti, i Paesi del blocco europeo affrontano un problema insormontabile con il loro debito pubblico, tema dibattuto sia in ambito politico che nei mercati, mettendo ulteriormente in discussione la credibilità di alcune nazioni. Un ulteriore taglio dei tassi da parte della BCE (Banca Centrale Europea) – il secondo quest’anno – servirebbe a ridurre la pressione degli interessi sul debito pubblico di vari Paesi europei.
Obbligazioni senior e subordinate
Con il termine obbligazioni subordinate si intendono quei titoli il cui rimborso, in caso di liquidazione o fallimento dell’emittente, avviene successivamente rispetto a quello dei creditori ordinari, comprese le normali obbligazioni, definite senior.
Le obbligazioni subordinate si distinguono dalle altre obbligazioni non per il tasso di interesse, ma per la tipologia di rischio. Infatti, si tratta di titoli con un rischio più elevato rispetto alle obbligazioni ordinarie e, di conseguenza, sono caratterizzati da un maggior rendimento.
Questo maggiore rischio è dovuto al fatto che tali bond non sono considerati strumenti di debito tradizionali. Spesso sono trattati come capitale e rappresentano un’alternativa al più costoso collocamento di azioni.
Nel caso delle banche, esistono diverse tipologie di obbligazioni, ciascuna con caratteristiche specifiche.
Nella tabella sottostante, tratta dal sito di Borsa Italiana, puoi trovare le varie tipologie di obbligazioni subordinate:
Obbligazioni convertibili
Una categoria particolare di obbligazioni sono le obbligazioni convertibili. Questi titoli si collocano in una posizione intermedia tra le obbligazioni e le azioni. Il possessore ha la facoltà di scegliere se continuare a essere un creditore della società emittente per l’intera durata del prestito, oppure convertire il proprio status da creditore a socio (azionista). Questa conversione avviene in base a un rapporto di cambio predeterminato, stabilito nel regolamento di emissione dell’obbligazione.
Le obbligazioni convertibili offrono una certa flessibilità all’investitore: da una parte, possono beneficiare della stabilità e del pagamento di interessi tipico delle obbligazioni; dall’altra, possono approfittare della crescita del valore delle azioni della società, in caso decidano di convertirle. Tuttavia, questa doppia natura comporta anche una maggiore complessità e un certo grado di rischio, soprattutto per quanto riguarda le oscillazioni del mercato azionario.
Come muoversi nella attuale situazione di mercato?
Il contesto attuale di mercato offre diverse opportunità per un’asset class come l’obbligazionario. Per oltre un decennio i bond sono stati trascurati a causa delle politiche economiche espansive. Ora offrono rendimenti attraenti, anche in considerazione del contesto di “risk-off” rappresentato dall’economia in rallentamento.
Focalizzando l’attenzione sui titoli a lungo termine, le obbligazioni a lunga scadenza tendono ad essere più sensibili ai cambiamenti dei tassi d’interesse. Con la prospettiva di ulteriori ribassi dei tassi, investire in obbligazioni a lunga scadenza potrebbe garantire buoni ritorni nel lungo periodo, specialmente in un contesto in cui i tassi reali rimangono positivi. Comprare oggi un bond a lunga scadenza ti assicura un rendimento elevato e costante per più anni. Non hai la necessità di rinegoziare ogni anno (nel caso di bond a breve) il tasso, e non corri il rischio di ritrovarti con tassi di nuovo vicini allo zero, in caso di Banche Centrali di nuovo accomodanti/espansive.
Oggi, più che mai, un portafoglio ben strutturato e diversificato rappresenta l’unica difesa contro una possibile correzione dei mercati azionari. Come ripetiamo spesso, il rischio di portafoglio si riduce attraverso la diversificazione, che significa investire in bond di Paesi e settori diversi e con varie scadenze.
Oltre all’investimento diretto in obbligazioni, puoi costruire il tuo portafoglio utilizzando ETF obbligazionari. Questi strumenti ti permettono di investire in una vasta gamma di aree geografiche, inclusi i mercati emergenti, con esposizione valutaria o con copertura del rischio cambio, e con diverse durate (duration). Nel prossimo articolo analizzeremo proprio questa tipologia di strumenti. Non perdere il prossimo articolo.
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Fabrizio Taccuso | Consulenza Vincente