Plusvalenza è il termine con cui si identifica la differenza positiva tra il prezzo di vendita di uno strumento finanziario ed il suo prezzo di acquisto.
La plusvalenza, detta anche Capital Gain, si verifica solo nel momento in cui vendi, o viene rimborsato, uno strumento ad un prezzo superiore rispetto a quando l’hai comprato o sottoscritto.
Fino al momento in cui non avviene la vendita si può parlare solo di guadagno potenziale e non ancora di plusvalenza. La plusvalenza costituisce solo una parte del rendimento totale di un investimento che può comprendere anche cedole, dividendi e coupon di varia natura.
Viceversa quando vendiamo un titolo in perdita rispetto al prezzo di acquisto si verifica una minusvalenza.
Come si calcola la tassazione della plusvalenza?
Il Decreto Legge n. 66 del 24/04/2014 ha sancito l’innalzamento dal 20% al 26% dell’aliquota sulle plusvalenze, ovvero sugli interessi e sui guadagni di natura finanziaria. La legge è entrata in vigore il 1° luglio 2014.
Il guadagno o la perdita relativi ad ogni operazione di vendita si calcolano sottraendo dal prezzo di vendita, al netto delle commissioni, il prezzo di acquisto (prezzo di carico o fiscale) comprensivo delle stesse. Nel caso uno strumento finanziario sia acquistato in più tranche si calcola un prezzo medio in base alla media dei prezzi di ogni operazione di acquisto ponderata con le quantità.
Qualora in uno stesso giorno dovessi effettuare più operazioni sia di acquisto che di vendita, il prezzo medio di acquisto/vendita deriva dalla media dei prezzi di ogni acquisti/vendita ponderata per le varie quantità acquistate o vendute. In questo avrai una plusvalenza solo in caso di differenza positiva tra valori finali di vendita e di acquisto.
Conferme ed eccezioni alla tassazione della plusvalenza
La tassazione della plusvalenza al 26% si applica anche ai dividendi distribuiti dalle singole azioni, così come agli ETF ed ai Fondi Comuni. Fanno eccezioni quelli al cui interno sono contenuti titoli di Stato. In questo caso tale componente influisce nella tassazione finale per il 48,08%. Infatti la plusvalenza (o capital gain) sui titoli Stato, quindi BOT, BTP, CCT e CTZ beneficia di una tassazione diversa, pari al 12,5%. Lo stesso avviene per i titoli emessi da enti pubblici e da organismi internazionali o sovranazionali (World Bank, BEI, bond esteri che fanno parte della white list, ossia Paesi con cui si attua uno scambio di informazioni.
Differenza tra plusvalenza, minusvalenza e trattamento fiscale
Il caso opposto rispetto alla plusvalenza è dato dalla minusvalenza o capital loss. Si tratta della perdita derivata dall’attività di compravendita di strumenti finanziari. Incorri in una perdita quando vendi l’attività finanziaria ad un prezzo più basso rispetto all’acquisto. In questo caso puoi utilizzare la minusvalenza per per abbattere la tassazione di eventuali plusvalenze future. La minusvalenza genera infatti un credito fiscale che può essere recuperato dalle plusvalenze che conseguite nello stesso anno e/o nei successivi 4 anni.
però al fatto che mentre tutti gli strumenti finanziari creano minusvalenze, non tutti ti consentono di recuperarle.

Minusvalenze, come compensarle
Si tratta di tutti gli strumenti che, secondo il fisco italiano, generano i cosiddetti “redditi di capitale”:
- Etf,;
- fondi comuni di investimento;
- dividendi azionari;
- cedole delle obbligazioni.
“>Puoi compensare le minusvalenze con gli strumenti che generano “redditi diversi”, ossia azioni, obbligazioni, ETC, ETN, futures e Certificates.
Una gestione attenta della fiscalità titoli può dare notevole valore aggiunto al tuo Portafoglio.
Mi rendo sempre più conto che è un tema del tutto trascurato da parte delle banche e reti di promozione finanziaria che, per motivi commissionali, spingono quei prodotti di risparmio gestito come fondi comuni e gestioni patrimoniali su cui hanno maggior guadagno.
Ti invito pertanto a contattarmi per valutare un’ottimale gestione anche della tua posizione fiscale.
Fabrizio Taccuso
