Remunerazione consulenza finanziaria e conflitto di interesse in banca sono due grandi temi che riguardano il mondo del risparmio e degli investimenti finanziari in Italia.
Spesso in questo sito abbiamo parlato dello scarso livello di educazione finanziaria in Italia. E’ un problema serio che riguarda investitori e risparmiatori italiani. E’ emerso anche dall’ultimo rapporto della Consob.
I principali punti evidenziati dal report sono:
- Il livello di educazione finanziaria degli italiani e la loro capacità di strutturare il processo decisionale che sta alla base delle proprie scelte di investimento sono ancora scarsi.
- Il 20% degli Italiani non ha familiarità con alcun prodotto, mentre il restante 80% dichiara di conoscere depositi bancari, titoli di Stato e obbligazioni bancarie. E tutto il resto? (aggiungiamo noi)
- Ridotta è anche la capacità di valutare la rischiosità delle opzioni di investimento.
- Il quadro prevalente dell’italiano medio resta caratterizzato da un’elevata avversione alle perdite ed una bassa propensione al rischio e registra uno scarso livello di consapevolezza nelle scelte di investimento.
- Un terzo degli investitori beneficiano di raccomandazioni personalizzate ai sensi Mifid.
- Solo il 7% degli investitori sceglie il modello di consulenza finanziaria indipendente, ossia remunerata esclusivamente dal cliente.
- I restanti preferiscono il modello di consulenza ristretta, riferita ad un insieme limitato di strumenti finanziari genericamente emessi dallo stesso istituto di credito che eroga consulenza (in conflitto d’interesse)
- il 45% degli investitori non sa indicare come viene remunerato il proprio consulente, mentre il 37% crede che il servizio sia gratuito.
La remunerazione della consulenza finanziaria è il punto su cui vogliamo porre l’attenzione dei nostri lettori su questo punto.
Abbiamo sempre parlato nel nostro sito del fatto che in Italia siamo in un sistema banco-centrico.
Nonostante tutto ciò che è successo alle banche negli ultimi anni, la maggior parte dei risparmi degli italiani sono ancora “amm-inistrati” (nel verso senso della parola) dalle banche.
L’articolo pubblicato l’altro giorno sul quotidiano “La Stampa” risulta illuminante di come funzionano le cose in banca.
Come puoi leggere è scritto proprio da un bancario che si autodefinisce “dipendente rassegnato“. Si parla di frustrazione derivante dal fatto che più che consulenza oggi in banca si fa una vera e propria vendita.
La banca ormai è diventata una bottega in cui si devono vendere prodotti che “nascondono spese e commissioni importanti”.
Si parla di matrice, che per i non addetti ai lavori, significa budget di prodotti da piazzare ai malcapitati clienti. “Si forzano i questionari Mifid delle persone anziane, usando ogni personale capacità di persuasione per convincere il cliente”.
Più volte in passato abbiamo parlato in questo sito di parcella occulta.
Alla luce di questo articolo che dipinge l’atmosfera che i bancari stanno vivendo, sei ancora convinto che la consulenza erogata in banca sia davvero gratuita?
Non credi che dietro i prodotti collocati per “assicurare premi, mega-stipendi e benefit ai dirigenti delle banche” si annidino costi decisamente alti? Costi che sono di gran lunga superiori rispetto al pagamento della parcella di un consulente finanziario indipendente che lavora nel tuo unico ed esclusivo interesse?
Dopo la lettura di questo articolo avrai senza dubbio maggiore consapevolezza. Quindi puoi scegliere se continuare fare ciò che fa il 95% degli italiani, ottenendo gli stessi scarsi risultati.
Oppure decidere di rivolgerti a un professionista indipendente che mette al centro i tuoi obiettivi di vita e quelli delle persone a cui vuoi bene…
Fabrizio Taccuso
7 Responses
Io sto valutando sono da poco un cliente Private della mia banca. Sono un pessimo cliente perché a parte il portafoglio in essere da circa un anno non ho sottoscritto nulla che mi fosse stato consigliato, ma portando avanti il portafoglio in essere e rimanendo per lo più flat per il resto o comunque provo a operare (con una certa remore) da solo, avendo comunque delle basi. Detto questo cosa mi tiene lontano dalla consulenza indipendente? Presto detto, il fatto che per quanto ho potuto vedere chi la offre non si accolla il rischio parlamentando le proprie competenze agli utili e soprattutto alle eventuali perdite dei clienti. Il gioco per chi fa consulenza è sempre vinto. Ovvio che un buon lavoro e la soddisfazione del cliente deve essere comunque svolto per rimanere sul mercato, ma sinceramente vorrei qualche cosa in più. Grazie per l’attenzione
Forse non le è abbastanza chiaro il concetto di consulenza finanziaria indipendente. Il consulente finanziario indipendente è l’unico professionista pagato esclusivamente dal cliente, quindi l’ìnteresse del consulente coincide con il suo! Non ha nessun prodotto da venderle. Non le vende polizze, fondi comuni scarsi, Pir e via discorrendo.
Si parte sempre e solo dalle Sue esigenze e dai suoi obiettivi di vita. Non si parte mai dai prodotti, come invece funziona in banca o con la promozione finanziaria. Loro devono guadagnare dalla vendita di prodotti. Non si è mai chiesto perchè ad esempio non le vengono consigliati ad esempio gli Etf, oppure altri strumenti tipo gli Etc o i Certificates?
Supportato da un consulente Lei paga sempre molto meno di quello che sta pagando in termini di commissioni palesi od occulte, nella sua banca.
Aggiungo che il contratto di consulenza è annuale, quindi è nell’interesse del consulente finanziario indipendente fare bene, perchè altrimenti l’anno dopo il cliente non rinnova il contratto.
Le faccio un altro esempio, se lei va dall’avvocato, non paga la parcella se perde la causa? Non si può pretendere che un professionista lavori gratis o sbaglio?
Quello che è importante per lei è che la consulenza finanziaria indipendente rappresenta sempre un risparmio in termini di costi rispetto a quello che sta pagando dov’è ora.
La ringrazio della pronta risposta. Quella che è la consulenza indipendente mi è chiaro, forse sono stato poco chiaro io nel provare a spiegare quello che non mi convince, almeno questo deduco dalla Sua risposta. Che il consulente dipendente sia al mio servizio e che quindi io lo debba pagare è lapalissiano. Quello che non mi convince è come debba essere calcolato ed eventualmente parametrato il compenso per l’attività svolta. Come ho già scritto nel primo intervento è ovvio che un consulente che fa guadagnare il proprio cliente lo fidelizza e quindi ha tutto l’interesse di dare il meglio, ma io vorrei di più… Vorrei un consulente che fosse talmente sicuro della sua capacità da assumersi il rischio insieme al proprio cliente. E’ vero che quando vado da un avvocato pago per la prestazione e non per il risultato, ma non credo che per la consulenza finanziaria ci sia nella legislazione italiana qualche norma che impedisca di fissare contrattualmente le competenze professionali della consulenza in funzione dei risultati ottenuti, nel caso assumendosi anche il rischio di perdite o sotto performance rispetto a benchmark assegnati. Mi rendo conto che ragionando così probabilmente continuerò ad operare da solo, ho solo scritto, grazie allo spazio che Lei mi ha concesso, quello che mi piacerebbe trovare nel mercato della consulenza finanziaria indipendente. Grazie.
La professione del consulente indipendente è la più etica e più a favore del cliente che c’è in Italia. Pretendere che il consulente si accolli tutti i rischi mi sembra però decisamente eccessivo!
Credo proprio che ragionando cosi’ continuerà ad operare da solo… ma è una scelta comunque rispettabile.
Probabilmente continuo ad essere frainteso, ma come affermava Indro Montanelli la colpa in questo caso è di chi scrive. Io non pretendo che, cito virgolettando “il consulente si accolli tutti i rischi”, io vorrei che li condividesse con il cliente. Nel condizione attuale chi si accolla tutti i rischi, qualsiasi sia il modo di operare, è il cliente. Parametrare le competenze professionali ai risultati ottenuti non scarica tutti i rischi in capo al consulente, neppure se fosse previsto una sorta di compenso “negativo”, di medesima entità percentuale al “positivo”, a parziale copertura di perdite subite sulla base delle indicazioni fornite. In questo caso il rischio equamente distribuito, e non sarebbe solo il cliente a rischiare del suo. Con questo non intendo assolutamente porre dei dubbi in merito all’eticità della professione o di chi la svolge. Lei scriveva come ho riportato più sopra “pretendere che il consulente si accolli tutti i rischi mi sembra però decisamente eccessivo”, posso risponderle dicendo “pretendere che io affidi i miei risparmi ad uno che non è sicuro del proprio operato tanto da non condividere con me lo stesso rischio che mi propone di affrontare, lo trovo eccessivo…”. Grazie ancora dello spazio concesso, si probabilmente continuerò ad operare con il fai da te e nel mentre di sicuro continuerò a cercare informazioni anche vendendo a frequentare questo sito. Buona giornata.
Chiedo scusa per gli “orrori” di grammatica… Il fatto di aver scritto di getto senza rileggere non ha aiutato…. il correttore ortografico del mac ha fatto il resto. Il senso comunque si capisce.
Mi ritengo abbastanza padrone della materia e molto consapevole della mia professionalità e del valore che tale professionalità eroga. Ciò non toglie che quello che chiede Lei non esiste in nessun ambito professionale. Qualsiasi professionista viene remunerato per il servizio che svolge. Si può valutare l’ammontare e come questo ammontare possa essere parametrato. Lei non sta cercando un professionista, cerca un socio in affari, con cui condividere oneri e onori. Funziona cosi’ in una qualsiasi attività di impresa, ma non nell’ambito della finanza. I professionisti vengono remunerati in altro modo. La miglior garanzia è un contratto annuale dopo il quale Lei può scegliere se avvalersi ancora del suo operato. Già questo è un grande vantaggio. Allo stesso modo cosa dovrebbe fare l’allenatore di una squadra di calcio: restituire l’ingaggio al Presidente in caso di esonero? Va scelto bene l’allenatore… Cordiali saluti.