Rischio e rendimento sono due elementi legati a doppio filo e comprenderlo è fondamentale per la costruzione efficace ed efficiente di un portafoglio.
Il rendimento è facilmente misurabile; il rischio, invece, risulta difficilmente misurabile in quanto è soggettivo e influenzato da molteplici fattori. Comprendere il giusto equilibrio tra rendimento e rischio è cruciale per un investitore. La relazione tra i due è stretta e necessita di una valutazione accurata.
Pertanto ho deciso di scrivere questo articolo per aiutarti a fare chiarezza. C’è chi si avvicina agli investimenti finanziari perché attratto dal rendimento, ma spesso non considera un elemento che si muove di pari passo e cioè il rischio. Sei in grado di calcolare il rendimento di un investimento e di capire correttamente il livello di rischio?
Cos’è il rendimento di un investimento?
Il rendimento è una grandezza facilmente misurabile; è la misura del reddito (o premio) generato da un investimento finanziario. E’ espresso solitamente in termini percentuali su base annua e si calcola come rapporto tra l’incremento del valore di un’attività e il valore registrato all’inizio di un periodo.
Se hai acquistato l’azione Alfa un anno fa a 10 euro e oggi vale 15, la performance che hai conseguito è pari a:
[(15-10)/10]*100 = 50%
La possibilità di determinare il tasso di rendimento di un investimento finanziario consente un immediato e puntuale confronto tra le diverse alternative di investimento.
Per misurare correttamente il rendimento di un investimento finanziario devi considerare tutti i flussi finanziari, positivi (in entrata) e negativi (in uscita), generati dal tuoi investimento.
I flussi finanziari positivi sono costituiti dalle somme che hai percepito a titolo di interessi, cedole e dividendi.
I flussi finanziari negativi sono dati dai costi di transazione, cioè dalle commissioni pagate all’intermediario per perfezionare le operazioni di acquisto e vendita, i costi di detenzione o custodia degli strumenti finanziari e gli eventuali oneri fiscali derivanti dall’operazione.
Le principali misure di rendimento
Il tasso d’interesse cedolare è l’indicatore di redditività che si calcola per gli strumenti finanziari di debito che pagano flussi cedolari. E’ dato pertanto dalla remunerazione periodica che l’emittente si impegna contrattualmente a pagare. Costituisce solo una delle componenti del reddito di un’operazione finanziaria. La redditività complessiva è invece misurata correttamente dal rendimento che può differire anche in modo signigicativo dal tasso d’interesse cedolare. Il calcolo differisce in funzione della tipologia di strumento finanziario.
Il tasso di rendimento effettivo a scadenza rappresenta il tasso di interesse maturato considerando il prezzo di acquisto, tutti i flussi intermedi maturati e il prezzo di vendita o rimborso a scadenza dello strumento finanziario.
Il rendimento (performance) deve essere valutato tenendo conto dell’orizzonte temporale e del tasso d’inflazione. Da qui nasce un’altra importante distinzione che dipende dall’evoluzione del potere di acquisto.
In questo caso va distinto il tasso di interesse nominale, calcolato al lordo dell’inflazione, e il tasso di interesse reale che tiene conto delle variazioni nel livello dei prezzi.
Semplificando un po’ il tasso di interesse reale é dato dalla differenza tra il tasso di interesse nominale e il tasso di inflazione. Va precisato che l’esatta formula matematica (equazione di Fisher) è un po’ più complessa, ma preferiamo ometterla in questo articolo.
Quando il tasso di inflazione sale e il tasso nominale di interesse è contenuto, è possibile che il tasso di interesse reale sia negativo. Chi percepisce il tasso di interesse rischia di credere di incassare un reddito positivo, che in realtà, tenuto conto dell’inflazione, è negativo.
Proprio negli ultimi mesi tutte le materie prime sono salite molto e l’inflazione ha avuto e avrà un impatto rilevante perché erode il nostro potere di acquisto nel tempo. Pertanto é importante tenerne conto quando decidi di tenere molta liquidità sul conto corrente.
Cos’è il rischio e come viene misurato?
Come dicevo prima, il rendimento è anche direttamente commisurato al rischio che assumi.
Il rischio é infatti connaturato a qualsiasi forma di attività economica. Non esistono investimenti finanziario che non espongano a rischi.
La relazione tra rischio e rendimento si basa sul concetto che maggiore é il rischio di perdita del capitale in un investimento, maggiore é la potenziale ricompensa di crescita o di maggior rendimento atteso.
Quindi, devi sapere che se investi un Conto Deposito vincolato (ti consiglio massimo 100 mila euro per intestatario) avrai un rendimento certo, ma basso. In questo momento il tasso di inflazione é almeno all’8%; pertanto é facilmente intuibile che il tuo desiderio di sicurezza abbia un costo, perché riduce il tuo potere di acquisto.
Il rischio è un concetto meno immediato, in quanto è una grandezza soggettiva, la cui percezione è influenzata da molteplici fattori. Talvolta è difficile comprendere il giusto equilibrio tra rendimento e rischio.
Il concetto di rischio puro e rischio speculativo
Il rischio puro è da ricondurre ad accadimenti che possono generarer solo danni e perdite. Un eventuale incendio, un furto, un infortunio o una malattia sono tutti eventi che possono causare, al soggetto esposto, solo danni e nessun beneficio.
Il rischio speculativo é, invece, collegato a eventi futuri e incerti che possono comportare non solo effetti sfavorevoli ma anche favorevoli. L’esposizione a un rischio finanziario presenta un duplice aspetto: può produrre danni ma anche guadagni, a seconda del tipo di evento.
Le principali tipologie di rischio
Il rischio complessivo di un investimento finanziario dipende da eventi e situazioni di carattere specifico e generale che sono riconducibili a:
- prezzo o interesse;
- controparte;
- insolvenza;
- reinvestimento;
- cambio;
- inflazione
Cerchiamo di analizzarli in modo sintetico.
Il rischio di prezzo o interesse riguarda gli investimenti in titoli obbligazionari. Si riferisce all’impatto che una variazione dei tassi di interesse può avere sul prezzo dello strumento finanziario qualora venisse liquidato prima della scadenza. E’ quindi definibile come il rischio potenziale di variazione del prezzo che consegue alle variazioni di rendimento richiesto dagli operatori.
Nel caso di inadempimenti contrattuali nel regolamento di una transazione finanziaria abbiamo il rischio di controparte. L’acquirente o venditore di una negoziazione in titoli può risultare insolvente se non esegue la prestazione dovuta. Ciò vanifica le intenzioni di scambio dell’altro operatore che deve sostentere le conseguenze dell’annullamento di fatto dell’operazione. Tale problema è tipico degli scambi che avvengono sui mercati finanziari.
Il rischio di insolvenza si verifica quando il debitore non è in grado di onorare integralmente i propri debiti pagando gli interessi e rimborsando il capitale. In questo caso dunque il rischio di credito, in senso stretto, é espresso dalla probabilità di fallimento del debitore. Il rischio di insolvenza viene misurato dalle agenzie di rating che esprimono una valutazione sul merito creditizio. Un abbassamento del merito creditizio (downgrading) è determinato da un aumento del rischio di credito. Viceversa, a un miglioramento del merito creditizio corrisponderà una riduzione del rischio (upgrading). In questa casistica non si verificano inadempimenti da parte del debitore, ma il rischio dell’operazione può variare perché il rating del debitore può mutare nel tempo.
Quando uno strumento finanziario prevede entrate intermedie tra il momento del suo acquisto (o sottoscrizione) e l’orizzonte temporale dell’investitore, abbiamo il rischio di reinvestimento. Quando maturano le cedole o altri flussi periodici, può accadere che l’investitore non sia in grado di reimpiegarle alle stesse condizioni di rendimento esistenti al momento in cui ha avuto inizio l’investimento. In questo caso il rendimento ex-post può risultare diverso da quello iniziale.
Il rischio di cambio o rischio valutario è presente nel momento in cui uno strumento finanziario è denominato in una divisa diversa da quella di riferimento dell’investitore. In questo caso occorre tener conto della volatilità del rapporto di cambio tra le due divise.
Infine abbiamo il rischio di inflazione. In genere il rendimento di un investimento finanziario é espresso in termini nominali. Ma ciò che conta veramente quando investiamo è il rendimento depurato dal tasso di inflazione. Infatti quando l’inflazione è alta, il deprezzamento monetario può risultare maggiore del tasso di rendimento dell’investimento. In questo caso il capitale finale, in termini reali, è inferiore al capitale inziale.
Il rischio e la volatilità
In finanza il rischio è dato dalla possibilità che il rendimento effettivamente conseguito (detto rendimento ex-post) si discosti dal rendimento atteso (rendimento ex-ante). A questo punto va introdotto il concetto di volatilità, cioè l’intervallo entro cui oscilla il prezzo di un’attività finanziaria.
La chiave di volta consiste nel comprendere che il rischio è qualcosa di intrinseco alla natura dell’investimento. In pratica è un fattore che non può essere eliminato, ma correttamente gestito.
Un operatore razionale cercherà di selezionare le opportunità di investimento che, a parità di rendimento, presentano il minor rischio e il maggior grado di liquidità. Nella pratica quotidiana sappiamo che, normalmente, le attività finanziarie con un elevato rendimento atteso sono caratterizzate da rischi più elevati e minore liquidità.
Nell’immaginario collettivo associamo al concetto di rischio una valenza prettamente negativa. Ma si tratta di una percezione non corretta, in quanto il concetto di rischio può rappresentare, come si accennava prima, sia aspetti negativi che opportunità. L’investimento “rischioso” può comportare infatti sia una maggiore probabilità di riportare perdite, sia una maggiore probabilità di riportare guadagni più elevati.
Per rischio si intende quindi il grado di incertezza che riguarda il valore futuro di un investimento. Quando si parla di propensione al rischio da parte di un investitore, invece, si fa riferimento alla capacità dell’individuo di sopportare le oscillazioni di un investimento nel corso del tempo. Quanto più siamo propensi al rischio, tanto più saremo disposti a tollerare gli alti e bassi del valore dei nostri investimenti. Tanto più siamo avversi al rischio e tanto piò soffriremo le oscillazioni dei mercati.
La nostra capacità emotiva di assumere rischi, il nostro “profilo di rischio”, dipende da molteplici fattori, tra i quali:
- situazione anagrafica (single, sposato, con o senza figli);
- età e sesso;
- la situazione lavorativa;
- patrimonio a disposizione;
- il livello di cultura finanziaria;
La finanza comportamentale
A tutti questi fattori ne va aggiunto un altro che ha molta rilevanza: l’approccio psicologico. La finanza comportamentale dimostra che non tutti siamo in grado di mantenere i nervi saldi di fronte al saliscendi quotidiano dei mercati e all’impatto di breve periodo sul valore del proprio patrimonio.
La paura di perdere è giustificata dal fenomeno cognitivo della «loss avversion», in base al quale il dolore provocato da una perdita è di oltre due volte superiore alla soddisfazione generata da un guadagno. Questa asimmetria allontana gli investitori dagli assets più volatili (e remunerativi).
Il risparmiatore medio viene spesso tentato dal desiderio di seguire (o, per meglio dire, subire) le “mode” del mercato. In pratica investe quando tutti comprano (euforia) e liquida le posizioni quando tutti vendono (depressione). Così facendo, però, acquista ai massimi delle quotazioni e vende sui minimi, subendo indesiderate perdite. Quindi, a fronte di investimenti potenzialmente redditizi, devi sempre chiederti quanto sei disposto a perdere.
Alcune soluzioni per tenere a bada l’emotività:
- il tempo è tuo alleato;
- la diversificazione è fondamentale;
- scegli un bravo consulente finanziario
Stabilire l’orizzonte temporale rappresenta uno dei primi passi da compiere per una gestione consapevole ed efficace del tuo capitale.
Più è lungo il tempo a tua disposizione e più il mercato può offrirti opportunità di crescita. I mercati di solito premiano i più pazienti, soprattutto se si tratta di strumenti relativamente rischiosi. È ciò che accade con gli investimenti azionari, storicamente più remunerativi di obbligazioni e liquidità. Ma solo se non hai fretta!
Nel breve periodo le Borse sono dominate da comportamenti speculativi, dall’instabile psicologia degli investitori e da fenomeni esogeni come la Pandemia nel 2020 e la guerra tra Russia e Ucraina quest’anno. Ma, se allunghiamo lo sguardo su periodi più ampi, l’andamento dei titoli e soprattutto degli indici azionari tende a riflettere il reale potenziale di crescita.
Come puoi notare dal grafico dell’indice azionario MSCI World e dell’indice azionario dei Paesi Emergenti, nonostante le crisi (passate e recenti), il ritorno degli indici azionari a 3, 5 e 10 anni è decisamente positivo. Dal 1987 ad oggi l’indice azionario mondiale ha messo a segno un rendimento annualizzato del 7,93%. (9,68% l’indice dei Paesi Emergenti).
Ci sono stati anche trimestri e anni negativi (il 2022 verrà probabilmente ricordato come uno degli anni peggiori della storia) ma, se dai tempo ai tuoi investimenti di esprimere il loro vero potenziale, avrai le giuste soddisfazioni.
L’importanza di avere una strategia ed essere disciplinati
Ciò che manca a tanti investitori è il metodo, la strategia e la disciplina. A conferma del concetto appena espresso allego la tabella che mostra l’andamento delle varie asset class negli scorsi decenni. Puoi notare che il rendimento della liquidità (Bills) è vicina allo zero e viene erosa dall’inflazione.
Al passare del tempo, rendimento e rischio non si muovono nello stesso modo.
Mentre il rendimento cresce almeno proporzionalmente, il rischio cresce meno che proporzionalmente. Ciò significa che l’allungamento del periodo di detenzione determina una riduzione tra worst e best case, rendendo più prevedibile lo scenario atteso.
L’importanza della diversificazione
Concentrare il patrimonio su un unico mercato o strumento finanziario è rischioso nella misura in cui rimani eccessivamente legati alle sorti di quest’ultimo, nel bene e nel male. Al contrario, costruire un portafoglio diversificato ti consente di:
- ridurre i rischi;
- dare più stabilità ai risultati;
- incrementare le opportunità di rendimento.
Indici sufficientemente diversificati ed efficienti hanno solo bisogno di tempo per annullare la percentuale statistica di perdita. La storia dimostra, su orizzonti temporali adeguati, che l’investitore non va incontro a ritorni negativi.
La diversificazione opera a più livelli. Vale all’interno di uno stesso mercato, ad esempio azionario, acquistando titoli di più società; ma vale anche dal punto di vista settoriale e geografico. Ed è importante anche dal punto di vista della ripartizione su più classi di investimento (azioni, obbligazioni, materie prime ecc). Questo perché normalmente mercati diversi tendono a comportarsi in modo diverso; in gergo tecnico si dice che sono decorrelati.
Prevedere i mercati non è facile ma, se investi in asset class diverse, puoi compensare l’andamento negativo di una componente con quello positivo di un’altra e viceversa.
Il giusto equilibrio tra rischio e rendimento: il ruolo del consulente
Il fai da te spesso si rivela pericoloso. Al fine di una corretta ed efficace pianificazione finanziaria non è facile definire il proprio profilo, in termini di obiettivi di rendimento e propensione al rischio. La guida di un esperto è fondamentale; meglio se si tratta di un consulente finanziario indipendente.
Un professionista capace e preparato ti aiuta a chiarirti le idee, a capire quali sono i tuoi reali obiettivi e fissare l’orizzonte temporale più adeguato. Stabilire un rapporto di reciproca fiducia e dialogo facilita la “manutenzione” del portafoglio per riallinearlo alle mutate esigenze della tua vita, piuttosto che alla situazione contingente dei mercati. E’ proprio nei momenti di crisi che il consulente deve dimostrarsi un interlocutore affidabile, in grado di spiegarti cosa sta succedendo e valutare perché si rende necessario apportare modifiche alla composizione dei tuoi investimenti.
Quindi, per investire in modo consapevole, devi individuare il giusto equilibrio tra rischio e rendimento atteso.
Voglio concludere questo articolo con una regola che se metterai in pratica, ti darà sicuramente soddisfazioni e ritorni interessanti:
Investire per poco tempo in mercati volatili come le Borse equivale ad una scommessa. Ma su orizzonti temporali più ampi, la statistica testimonia rendimenti sempre positivi, pur incappando anche in periodi meno generosi.
Fabrizio Taccuso | Consulenza Vincente