Lo scudo fiscale è un tipo di condono relativo alle materie tributarie e fiscali. Serve a sanare atteggiamenti illeciti e presunte irregolarità sulla reintroduzione di capitali detenuti all’estero in maniera illecita.
Se sei tra coloro che si sono limitati ad “autoridursi” la pressione fiscale attraverso la creazione di “black”, prudentemente e gelosamente custodito presso una banca estera, è giunto il momento di fare qualche riflessione.
E’ vero che ultimamente sulla stampa è stato fatto un certo allarmismo, a volte sconfinante in terrorismo psicologico, per convincerci a cedere. Ma è anche vero che ci sono stati dei casi di “scoperchiamento del pentolone” che non possono essere ignorati. Mi riferisco al caso Lichtenstein/fisco tedesco e, più recentemente, al caso UBS/fisco americano.
Quindi la caccia ai paradisi fiscali ha fatto oggi le prime “vittime” e in Svizzera continua ad aumentare la pressione sul segreto bancario.
Ultimamente il Lichtenstein si è detto pronto a collaborare in materia di evasione e frode fiscale; poco dopo anche Andorra e Belgio hanno annunciato di voler allentare il proprio segreto bancario. Per il momento dalla confederazione elvetica giungono reazioni alquanto prudenti, anche se il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz ha ammesso che “la situazione potrebbe complicarsi”, in vista della scadenza del trattato del 2010.
A questo punto occorre aprire anche una parentesi di tipo prettamente finanziario, perchè l’esperienza dice che la cosa non è affatto scontata. Sappiamo bene che ci sono delle resistenze circa il presunto maggior grado di sicurezza che avrebbero i fondi detenuti fuori dal nostro paese, il cui rating non è certo da tripla A.
Allora, per quanto banale, occorre specificare che la sicurezza si riferisce esclusivamente agli strumenti finanziari in cui sono investiti i fondi, indipendentemente dal Paese che li detiene.
E’ più sicuro un titolo di stato svizzero in un deposito italiano o un titolo islandese o italiano in un deposito svizzero?
E chi l’ha detto che la Svizzera è più solvibile dell’Italia? Il rating? E chi lo rilascia? Gli stessi che hanno attribuito la tripla A a Lehman?
Un altro aspetto importante da considerare è che il rimpatrio costa il 5% dell’ammontare rimpatriato; ma è anche vero che il capitale investito all’estero è quasi sempre soggetto a costi di gestione esorbitanti e poco trasparenti.
Lo staff di Consulenza Vincente è in grado di fare un’analisi accurata ed approfondita delle tue posizioni detenute all’estero, valutando gli strumenti in cui sono attualmente investite le somme e soprattutto consigliando il modo migliore per poter procedere al rimpatrio.
Attenzione però a non cadere dalla padella alla brace!
Le banche italiane che hanno intravisto il business (si stima infatti che l’ammontare dei capitali illecitamente esportati nei forzieri delle banche estere a tutt’oggi sia di 550 miliardi di euro) sono già pronte a proporre i soliti strumenti inefficienti da budget: fondi, gestioni, polizze index…
Anche in questa importante fase di riallocazione del tuo patrimonio, siamo in grado di assisterti al meglio, attraverso un’accurata pianificazione finanziaria.
In conclusione considerando:
- il clima da “caccia alle streghe” che si sta instaurando;
- la non certo esagerata “tangente” richiesta per ottenere il colpo di spugna;
- la contestuale estinzione dei reati commessi a monte, come quello classico di omessa o infedele dichiarazione ( se di altro si tratta, meglio riconsiderare la faccenda)
Chi te lo fa fare di perdere (anche) questa occasione? Ne va della tranquillità dei Vostri sogni! Quanto vale questa tranquillità? Di più o di meno del 5%?
Fabrizio Taccuso