Titoli di stato italiani in portafoglio, che cosa si deve fare? Questa è la domanda che più ricorrente in questi giorni.
Per tanti anni si sono arrotondati, con gli interessi percepiti, gli stipendi e le pensioni, mantenendo un tenore di vita almeno decoroso.
Poi principalmente due fattori hanno diminuito il peso dei titoli di Stato in portafoglio:
- la discesa dei tassi per la convergenza alla zona euro;
- le forzature del Sistema bancario nel dirottare gli investimenti dei propri clienti in prodotti opachi ed inutilmente costosi.
Possiamo affermare comunque che Bot, Cct e Btp sono ancora la forma di investimento più utilizzata dalle famiglie italiane. Chi in questo momento si trovasse ad essere pesantemente investito in titoli di Stato Italiani, con i livelli di prezzo raggiunti, non ha nessuna alternativa allo stare fermo, a meno di non incassare una notevole perdita in conto capitale.
Nel breve c’è la possibilità di portare a casa discrete plusvalenze! Attualmente i rendimenti sono oltre il 6% netto per quanto riguarda i Btp e l’8% per i Cct.
Non lasciamoci tuttavia ingannare solo dai rendimenti alti! La curva dei tassi, praticamente piatta su tutte le scadenze, non lascia presagire al momento nulla di positivo! Troppe sono le problematiche incombenti sui mercati, dalla situazione greca ai debiti pubblici degli altri PIIGS, la situazione di alcuni importanti gruppi bancari.
Più in generale la cosa da sottolineare è che non esistono più le certezze storiche relativamente agli investimenti, così come è fondamentale una gestione attenta e dinamica degli investimenti. Soprattutto non va delegata alle banche che pensano esclusivamente al proprio tornaconto!!!
Fabrizio Taccuso
